POSTATO DAL PROF DI
ITALIANO:
Ho volutamente trascurato di mettere dei post sui recenti
fatti di Parigi (anche se ne abbiamo parlato in classe), perché l’argomento è
molto delicato e si corre il rischio di dire banalità o sciocchezze. Questo
articolo, invece, aggiunge delle informazioni e delle interpretazioni che mi
sembrano interessanti, anche per il confronto con altri avvenimenti storici che
studieremo quest’anno. Perciò vi invito a leggerlo.
Cosa c'è nella mente del terrorista chimico
Da solo il fondamentalismo non basta a
spiegare.
I jihadisti, contravvenendo al Corano,
trasformano l’uso delle anfetamine in
rito
di Piero Cipriano*
Cosa c'è dentro la testa di un
jihadista? Cosa c'è dentro la testa di chi pensa, se pensa: uccido, dunque
sono? Cominciamo dal sorriso del terrorista Abdelhamid Abaaoud. Nelle foto (vedi quella qui sopra) la sua
espressione oscilla tra il cinismo e la spavalderia. Era uno che non si tirava
indietro, perché aveva sangue freddo. Eppure, scrive Bernardo Valli, «il
fanatismo a volte non basta, va sollecitato». Ecco il punto. In che modo va
sollecitato? Con l'uso della chimica? Della droga? Delle anfetamine? Le
anfetamine, come la cocaina (ma ancor meglio, per così dire, perché l'effetto
anfetaminico è meno acuto e più duraturo della cocaina) aumentano, in
particolar modo, la dopamina nel sistema nervoso centrale. La dopamina è il
neurotrasmettitore edonico, quello che dà piacere. Presa a lungo, ed
eventualmente iniettata nelle vene (nell'albergo degli attentatori di Parigi sono
state ritrovate siringhe) porta a un senso di onnipotenza, riduce o azzera la
già debole empatia per l'altro essere umano, per cui è più facile ucciderlo
come una cosa. Quest'anfetamina, per lo più prodotta in Siria, a base di
fenetillina, caffeina e altri principi attivi (Captagon) è la più facile da
preparare, la più economica e la più efficace per ottenere l'effetto auspicato:
rendere dei ragazzi, già sbandati, già fanatici, già paranoici, già
psicopatici, degli zombie completi, delle macchine da carneficina. Il Captagon
sembra essere la droga ideale per creare l'uomo senza morale, il nichilista
perfetto, il moderno Raskolnikov (1).
È stato pubblicato, a settembre,
in Germania, Der totale Raush
("La totale euforia"), il libro di uno storico, Norman Ohler, che
avrebbe voluto scrivere un romanzo sulla Germania nazista. Ma da bravo storico
ha fatto ricerche, tra cui gli interrogatori del medico personale di Hitler,
Theo Morell, e ha trovato le prove che la Wehrmacht (2) era un esercito di
drogati. E la droga era simile a quella che sostiene le imprese dei jihadisti:
una metanfetamina, il Pervitin, in grado di eliminare stanchezza e depressione,
e capace di indurre sentimenti d'invincibilità. Occorre sottolineare che l'uso
di anfetamine in ambito militare ha riguardato sia l'esercito giapponese, tra
il 1939 e i 1954 (i kamikaze) sia quello americano. Dunque fin qui nulla di
sorprendente. Il fatto nuovo, però, è che i miliziani dello Stato Islamico
hanno un conflitto etico-religioso che tutti gli altri soldati non hanno: la
legge coranica, infatti, gli proibisce l'uso di fumo, alcol e droghe. Allora
l'Is, per un verso, soprattutto mediaticamente, cerca di dimostrare la sua
fedele interpretazione dei comandi religiosi. D'altra parte la produzione, la
diffusione e il commercio di droga è considerato uno dei mezzi che loro hanno a
disposizione per aggredire e vincere l'occidente infedele e cristiano. Dunque
le droghe vengono utilizzate dall'Is sia come sorta di virus stupefacente per
vincere l'occidente cristiano dopo averlo drogato, sia come mezzo per
autofinanziarsi. Il conflitto con la religione coranica emerge nel momento in
cui si hanno le prove che il Captagon, questa pillola della ferocia, è usato
proprio dai miliziani jihadisti. Se così è, se l'anfetamina è stata perfino
canonizzata dai jihadisti, se questa pasticca è entrata a far parte del rituale
iniziatico dell'Is, come un simbolo, o perfino un farmaco che il miliziano
quotidianamente ingoia, contraddicendo il divieto coranico in tema di droghe, è
necessario che ci sia un motivo forte. E il motivo sembra essere la necessità
di trasformare la ribellione, il vuoto esistenziale, il disagio psichico, il
disturbo di personalità condito di fanatismo religioso e odio culturale del
neomiliziano, in qualcos'altro. In una macchina di morte. In uno zombie
onnipotente e incapace di comprendere il valore della vita. Ecco allora da dove
deriva il sorriso, che è ghigno, ghigno chimico, del ragazzo Abaaoud. Allora
sembra proprio che da solo il fondamentalismo, il fanatismo, non basti. Anche
una religione fondamentalista necessita di un oppio ulteriore, chimico, di un
doping psicotropo, per riuscire a essere disumana.
* L'autore, psicoterapeuta, ha
scritto Il manicomio chimico (edizioni
Elèuthera)
(1) Raskolnikov
= è il personaggio protagonista del romanzo di Fëdor Dostoevskij, “Delitto e castigo”, responsabile dell’uccisione
efferata di due donne
(2)
Wehrmacht = le forze armate tedesche dal 1935 al 1946, in sostanza in epoca
nazista