venerdì 19 agosto 2016

Addio 3B Benvenute 1(ABCDEFG...)

Risultati immagini per scuola
Con questa mio ultimo post auguro a tutti un gradevole rientro.
Pietro 
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Pietro. non pensarci, che mancano ancora + di 20 giorni!!!!!!!
 GODITI QUESTE 3 SETTIMANE DI VACANZA!
Grazie, comunque.
prof

mercoledì 3 febbraio 2016

Fonti energetiche in Italia: pro e contro



POSTATO DAL PROF. DI ITALIANO:
Ne abbiamo parlato proprio oggi durante la supplenza di Tecnologia; leggete questo articolo e fatelo leggere al prof. di Tecnologia

Sotto l'Italia c'è un tesoro
la corsa all'oro nero
vale nove miliardi l'anno
di Paolo Griseri

Una piattaforma petrolifera nel Mare Adriatico

Non è vero che l'Italia è povera di risorse naturali. Il problema è che le sfrutta male. Questo sostengono i fautori delle trivellazioni per la ricerca di nuovi giacimenti di gas e petrolio. Sul fronte opposto combattono i teorici dell'abbandono delle fonti energetiche fossili «a favore di un diverso modello di sviluppo», come ha detto nei giorni scorsi il governatore della Puglia, Michele Emiliano.
I numeri sono chiari. Dai pozzi italiani nel 2014 sono stati estratti 5,7 milioni di tonnellate di petrolio e 7,3 miliardi di metri cubi di gas naturale. Cifre importanti. Perché rappresentano il 10,3 per cento del fabbisogno di petrolio e l'11,8 del consumo di gas del Paese. Tutto questo ci fa risparmiare ogni anno 4,5 miliardi di euro sulla bolletta energetica. I dati di Assomineraria, l'associazione di settore di Confindustria, dicono che la nostra dipendenza dall'estero in fatto di bolletta energetica è molto superiore alla media europea: i Paesi nel Vecchio Continente importano il 53 per cento del loro fabbisogno di carburanti mentre in Italia la percentuale schizza all'82. E, particolare significativo, questo divario è rimasto sostanzialmente immutato dagli anni Settanta ad oggi.
Quanto potranno incidere nel futuro degli approvvigionamenti energetici italiani le fonti alternative? Lo studio presentato nel 2012 da Rie (Ricerche industriali ed energetiche) per conto di Assomineraria, basato su dati Terna, non è molto incoraggiante. Nel 2025 continueremo a dipendere per il 74 per cento da petrolio e gas (rispettivamente 35 e 39 per cento del fabbisogno nazionale) mentre l'incidenza delle energie rinnovabili non supererà il 15 per cento (era l'11 nel 2010). Il problema è che petrolio e gas li importiamo. E al 60 per cento provengono da aree politicamente complicate come Russia e Algeria. Le importazioni ci costano: nel 2011 abbiamo pagato 63 miliardi di euro, il 4 per cento del pil. È difficile immaginare che nuovi pozzi e nuovi giacimenti possano azzerare quella spesa. Ma le potenzialità di miglioramento della bilancia energetica sembrano significative. Nel 2010 si stimava che i giacimenti petroliferi in territorio italiano non sfruttati valessero 187 milioni di tep, le tonnellate equivalenti di petrolio. In quello stesso anno la produzione italiana era stata solo di 5,1 milioni di tep. Analoga la situazione per il gas: la produzione italiana nel 2010 è stata di 6,3 milioni di tep contro riserve stimate in 82,4 milioni. Lo stesso studio ipotizzava, ma eravamo nel 2012 e si sono già persi tre anni, che una politica di apertura di nuovi pozzi avrebbe potuto raddoppiare la produzione di petrolio e gas entro 15 anni. Passando da 11,9 milioni di tep (5,3 di petrolio e 6,6 di gas) a 21,6 milioni di tep complessivi. Un salto notevole che porterebbe da 4,5 a 9 miliardi di euro il risparmio sulla bolletta energetica italiana a prezzi costanti. Ma soprattutto, si legge nello studio, le attività di ricerca e trivellazione consentirebbero di aggiungere «alle riserve accertate ampie riserve individuabili di petrolio e di gas nell'ordine di 265 milioni di tep, accertabili solo a seguito di adeguati investimenti in esplorazione». È su quei 265 milioni di tep che si gioca la battaglia delle trivellazioni. Con scontro sui costi e sull'ambiente. Oltre che sui posti di lavoro. Per cercare nuovi giacimenti, le aziende promettono investimenti per 17 miliardi nell'arco dei prossimi quattro- cinque anni. Mettono in campo le cifre dell'occupazione di un settore che con 117 piattaforme a mare e 30 siti di produzione a terra (il principale in val d'Agri, Basilicata) dà da lavorare a oltre 10mila addetti diretti e a più di 20mila nell'indotto.
Contro le convenienze economiche e occupazionali si schierano i timori degli ambientalisti: il pericolo di sversamenti in mare e il rischio di movimenti tellurici legati all'estrazione del gas. Il coordinamento No Triv ipotizza che le attività estrattive in Emilia Romagna possano aver causato il sisma del 2012 e che la tecnica di esplorazione air gun, che consiste nello sparare sul fondale aria compressa, possa alterare l'equilibrio della fauna marina. Assomineraria risponde che nel 2014 gli sversamenti in mare sono stati nulli e che non ci sono prove di relazione tra terremoti e attività estrattiva. «Al largo di Ravenna — aggiungono i sostenitori delle perforazioni — le piattaforme off shore sono diventate meta turistica e ospitano prelibate colonie di cozze». Sarà. Ma è difficile immaginare che le cozze faranno cambiare idea ai No Triv.

(pubblicato da la Repubblica il 20 gennaio 2016)

62 persone al mondo ricche quanto metà della popolazione tutta assieme



POSTATO DAL PROF. DI ITALIANO:
Leggete questo interessante articolo di geografia economica (fa parte del programma di Geografia di quest’anno)

I 62 padroni del mondo
di Enrico Franceschini

Un gruppetto di miliardari che potrebbero stare tutti in una stanza ha un patrimonio più grande di quello della metà più povera della popolazione della terra. Detto in cifre, 62 persone sono più ricche di 3 miliardi e 600 milioni di persone tutte assieme. È il dato più impressionante del rapporto pubblicato ieri dalla Oxfam, una delle più importanti organizzazioni umanitarie, sul gap tra ricchi e poveri nel nostro pianeta. Il patrimonio dell'1 per cento più ricco della popolazione mondiale ha superato nel 2015 quello del restante 99 per cento dei terrestri, afferma il rapporto, fotografando una forbice di diseguaglianza che si allarga sempre di più. E che riguarda anche il nostro Paese: l'1 per cento più ricco degli italiani, secondo la stima di Oxfam, possiede il 23,4 per cento della ricchezza nazionale. L'evasione fiscale, in particolare la cosiddetta evasione legalizzata, consentita da scappatoie nelle normative tributarie e dai paradisi fiscali, viene indicata come una delle cause principali del fenomeno.
«Lo scarto tra i super ricchi e il resto della popolazione si è accresciuto in modo spettacolare negli ultimi dodici mesi», osserva il rapporto intitolato
Un'economia al servizio dell' 1 per cento. Usando la classifica della rivista americana Forbes sui più ricchi della terra, Oxfam ha calcolato che dal 2010 allo scorso anno i 62 super miliardari in testa alla graduatoria, tra cui i giganti del web come Bill Gates di Microsoft, Jeff Bezos di Amazon, Mark Zuckerberg di Facebook, Larry Page di Google, e poi nuovi ricchi cinesi, sceicchi arabi, petrolieri russi (e due italiani, Maria Franca Fissolo Ferrero, titolare dell'impero della Nutella, e l'imprenditore di Luxottica Leonardo Del Vecchio), hanno visto aumentare il proprio patrimonio collettivo di 500 miliardi di dollari arrivando nel 2015 a un totale di 1.760 miliardi di dollari. Nello stesso periodo, la ricchezza dei 3 miliardi e 600 milioni di persone più poveri, ovvero metà della popolazione mondiale, è diminuita di circa 1.000 miliardi di dollari, un calo del 41 per cento. Ricchi sempre più ricchi e poveri sempre più poveri, un trend indicato anche da un altro dato del rapporto: nel 2010 ci volevano i 388 più ricchi della terra per ammassare un patrimonio pari a quello della metà più povera della popolazione mondiale, nel 2011 ci volevano 177 ricchi, nel 2012 ne erano necessari 159, nel 2013 ne bastavano 92, nel 2014 ne erano sufficienti 80 e l'anno scorso appunto sono bastati 62 super ricchi a pareggiare la bilancia con i 3 miliardi e 600 milioni di persone più povere. La rosa dei più agiati, insomma, si restringe sempre di più.
Per quel che riguarda il nostro Paese, il rapporto indica che l'1 per cento più ricco degli italiani è in possesso di quasi un quarto della ricchezza nazionale netta, una quota in assoluto pari a 39 volte la ricchezza del 20 per cento più povero della popolazione. Lo studio di Oxfam rileva inoltre che in Italia oltre la metà dell'incremento della ricchezza è andato a beneficio del 10 per cento più ricco. «L'elusione fiscale delle multinazionali ha un costo per i Paesi in via di sviluppo stimato in 100 miliardi di dollari l'an- l'anno e per dare un'istruzione scolastica a ogni bambino del continente nero.
L'allarme sull'aumento della diseguaglianza non è una novità: rappresenta l'aspetto centrale del bestseller dello scorso anno dell'economista francese Tomas Piketty Il capitale nel 21esimo secolo.
Appelli ad arginarla sono arrivati da papa Francesco e dalla direttrice del Fmi Christine Lagarde. Allo stesso tempo, altri dati rivelano che la povertà mondiale si sta riducendo: nel 2015, secondo cifre della Banca Mondiale, è calata al suo minimo da quando si tengono simili statistiche, scendendo a circa 700 milioni di persone, il 9,6 per cento della popolazione globale, rispetto ai 900 milioni di persone in condizioni di estrema povertà (condizione definibile come vivere con meno di 1 dollaro e 90 centesimi al giorno) nel 2012. Dunque il gap ricchi-poveri non è in contraddizione con una diminuzione della povertà estrema: ma trasmette un segnale di ingiustizia che a sua volta produce instabilità e secondo numerosi economisti minaccia la salute dell'economia generale. Non a caso le cifre dimostrano no e ha un impatto importante anche nei paesi come l'Italia», commenta Roberto Barbieri, direttore generale di Oxfam Italia. «Il governo italiano può agire per porre fine all'era dei paradisi fiscali, sostenendo a livello nazionale e in Europa una serie di misure in tal senso». A questo scopo il braccio italiano di Oxfam lancia la campagna "Sfida l'ingiustizia", per dire basta ai paradisi fiscali.
Non c'è dubbio che i paradisi fiscali rappresentino un problema, come sottolinea un altro aspetto del rapporto. Dal 2000 al 2014 gli investimenti mondiali offshore sono quadruplicati: si ritiene che oggi 7600 miliardi di dollari di ricchezze private siano depositate in "paradisi" dove sfuggono alla tassazione nazionale. Se sul reddito generato da questa ricchezza venissero pagate le tasse, i governi avrebbero a disposizione 190 miliardi di dollari in più ogni anno. Oxfam stima che almeno un terzo della ricchezza finanziaria dell'Africa sia nascosto in paradisi fiscali: la perdita di 14 miliardi di dollari di introiti basterebbe per creare strutture sanitarie in grado di salvare la vita a 4 milioni di bambini africani che i Paesi meno diseguali, come la Scandinavia, sono spesso i più prosperi.
La Oxfam diffonde il suo rapporto alla vigilia del summit di Davos, dove ogni anno si riuniscono i leader politici ed economici della terra, per esortare la comunità internazionale a intervenire. «È inaccettabile che la metà più povera della popolazione del mondo possieda meno di un piccolo gruppo di super ricchi», afferma Mark Goldring, presidente esecutivo dell'ong basata a Londra. «La preoccupazione dei leader mondiali per l'aumento della diseguaglianza non si è finora tradotta in azioni concrete». La Oxfam propone tre iniziative: un giro di vite contro l'evasione fiscale, maggiori investimenti nei servizi pubblici e salari più alti per i lavoratori a basso reddito. «La diseguaglianza ha raggiunto livelli insopportabili », conclude Duncan Exley, direttore esecutivo dell'associazione. «Ormai è noto che un vasto gap tra i ricchi e tutti gli altri fa male all'economia e alla società. È necessario che i politici si sveglino e affrontino questa pericolosa concentrazione di ricchezza e di potere nelle mani di così pochi».

(Pubblicato da la Repubblica il 19 gennaio 2016)

 A quale nazionalità appartengono i 62 supermiliardari




mercoledì 6 gennaio 2016

2016

POSTATO DAL PROF DI ITALIANO:

Ci vediamo domani!
Intanto, BUON ANNO  a tutti voi
dal vostro prof

giovedì 10 dicembre 2015

Buon Natale a tutti

POSTATO DA PIETRO:

Questo post natalizio è speciale: io ora scriverò un breve racconto sul Natale in cui metterò 14 titoli di canzoni natalizie. Riuscirete a trovarli?


Anche quest'anno è già Natale, il bellissimo bianco Natale! A Natale, nella santa notte, a volte sono a casa, a volte in un ristorante. Questo Natale starò a casa o da mia nonna. Non credo che quest'anno canterò la filatrocca di Fra Martino. E le campane a Natale suonano, Din Don Dan e non a Natale suonano Din Don Dan. Babbo Natale, tu scendi dalle stelle e ci porti regali. Sei così potente e perciò, scusa Gesù, ti do del tu. In questo magico Natale... Buona notte ninna nanna ninna o. Questo è davvero il giorno più bello dell'anno , almeno oggi dio, lascia che nevichi. Ascoltando ''Adeste Fideles'' si dice ''Buon Natale in allegria.



domenica 6 dicembre 2015

La'Marshall Corbett positivo al controllo antidoping

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Un fulmine a ciel sereno. La'Marshall Corbett è risultato positivo al controllo antidoping effettuato lo scorso 7 novembre a Brescia, in occasione della gara vinta dalla De’ Longhi 84-78 contro la Centrale del Latte. La sostanza proibita riscontrata nelle urine della guardia americana è la cannabis. Il Coni ha avvertito la Federazione Italiana Pallacanestro ed il club del presidente Vazzoler.«La notizia ci coglie alla sprovvista - è il commento a caldo del direttore sportivo di Treviso Basket Andrea Gracis - Stiamo controllando la situazione e sicuramente faremo degli accertamenti. Solo in seguito a tutto ciò potremo prendere una decisione. Fino ad allora ci muoviamo con prudenza». In caso di conferma della positività, Corbett rischia una lunga squalifica, da sei mesi a due anni. In tale prospettiva la sua stagione, finora molto buona, si chiuderebbe anzitempo. 

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