POSTATO DAL PROF DI ITALIANO:
Sembra impossibile, ma la notizia è vera! Del resto, cosa aspettarsi da
una società capace di vendere a caro prezzo dei jeans tutti rotti e strappati? (R.S.)
Su
YouTube la sua tv è seguita da oltre 1 milione di fan. E ora
la
19enne star dei videogiochi diventa attore in “Game therapy”
Favij “Faccio un film figlio del web”
di Arianna Finos
Dal pc allo schermo gigante del
cinema, s'allarga l'immagine di Favij. L'ironico youtuber torinese, che nel suo
canale tv sperimenta videogame, interloquisce con Barbie e balla con Just
Dance, per la gioia del suo milione e mezzo di subscribers, ora debutta da
attore, una sorta di Peter Pan 2.0, nel film Game Therapy . A scommettere sull'esile Lorenzo in arte Favj, 19 anni,
è la Indiana Production (Il capitale
umano, Il nome del figlio, Nessuno si salva da solo) con Web star
channel: l'investimento è grosso, 2 milioni e 200 mila euro. Regia
dell'americano Ryan Trevis. «L'idea è di portare in sala i tre milioni
adolescenti che adorano i divi della rete: Favij, ma anche Clapis e Zoda —
spiega il produttore Marco Cohen — In Game
therapy il mondo dei ragazzi è raccontato attraverso la loro passione per
il gaming. Si parla di realtà virtuali, ma anche di come si diventa grandi».
Favij, a 5 anni ha impugnato il
primo joypad, a 16 era un idolo dei videogamers, a 18 ha aperto il suo canale.
Ora il film.
«Ci si prova. Io e mia madre non
crederemo al film finché non lo vedremo in sala. I miei mi hanno chiesto di
portarli sul set, prima in Marocco, poi a Los Angeles. Spero di riuscirci».
Suo padre le ha trasmesso la
passione per i videogiochi.
«Sarà che io e la playstation
siamo nati nello stesso giorno, ma è stato colpo di fulmine. Il giorno in cui
ho azzerato la memory card di mio papà, lui invece di arrabbiarsi mi ha
regalato la sua playstation» E il cinema?
«Da ragazzino la mia giornata
tipo era: mattina a scuola, pomeriggio alla consolle, sera davanti al divano
con i miei a vedere i film. Ora mi ritrovo a immaginare me stesso bambino sul
quel divano a guardare il film che sto facendo».
Che film le piacciono?
«Gli italiani poco, a parte Che bella giornata di Checco Zalone,
visto venti volte. Mi sono piaciuti Kingsman,
Frozen, Big hero 6, Cenerentola .
Sono anche un po' bambino».
Film sui videogiochi?
«Ne sono stati fatti pochi. Tron, Spy kids. E solo su un gioco, mentre nel nostro film ce ne saranno
moltissimi. Una grande produzione, con effetti speciali e azione».
La storia?
«Io sono una sorta di genio
timido dei videogiochi. Facendo credere all'amico Clapis che uso una macchina
per disintossicarlo dalla dipendenza da videogiochi, invece lo spedisco in un
mondo virtuale, come il Morpheus di Matrix . Sarò costretto a seguirlo per
salvargli la vita. Ci saranno scene d'azione: io e Clapis ci stiamo seriamente
allenando con il kung fu. Certo, io ho il fisico da "topo da
consolle", faccio fatica».
Ha fatto anche da consulente.
«Per la scelta dei videogame, e
per qualche frase sullo stile da Favij ».
Lei è uno youtuber
professionista. Com'è cambiata la vita con il successo?
«Oggi è un lavoro. Devo
rispettare scadenze, rispondere ai gusti del pubblico. Sento la responsabilità,
a volte pesante. Al successo non mi abituo: quando per strada mi chiedono la
foto, tremo più io di loro».
Cosa vuole fare da grande?
«Non ho obiettivi. Quel che
faccio per me è il massimo, vorrei solo continuare così».
Riuscirà a portare i suoi
subscribers in sala?
«Sono ansioso di scoprirlo. Io
seguo altri youtubers e andrei a vedere un loro film. Di sicuro non voglio che
restino delusi . In molti già mi chiedono quando uscirà: in autunno».
La campagna di lancio sarà
affidata a 50 youtubers.
«Certo, ognuno con il suo stile.
Questo è un film figlio del web. I ragazzi oggi sono lì, non davanti alla tv. E
amano anche il cinema, ci sono youtubers fissati con i film».
Rimpiange le troppe ore spese al
pc?
«Mi pento solo di aver mollato la
chitarra, piaceva tanto a mio padre».
Qual è il messaggio di Game
Therapy?
«Che la vita vera è meglio del
pc. La società di oggi si basa troppo sui social. Ma bisogna godersi la vita».
Lei quando l'ha capito?
«L'ho sempre saputo dai miei
genitori. Sono cresciuto in cameretta, col sedere sulla sedia. Ma a un certo
punto ho capito che c'era un mondo fuori».
(pubblicato da la Repubblica il 16 marzo 2015)