POSTATO DAL PROF DI ITALIANO:
Il Nobel della medicina
agli scienziati dei poveri
di Elena Dusi
Pochi medici possono dire di aver
aiutato 3,4 miliardi di persone. È il caso dei tre vincitori del premio Nobel
per la medicina, scopritori negli anni '70 di farmaci contro malattie della
povertà come malaria, filariasi e cecità fluviale. Senza medicinali, queste
infezioni oggi minaccerebbero un terzo della popolazione mondiale, soprattutto
in Asia del sud, Africa subsahariana e America Latina. Invece la mortalità
della malaria è stata dimezzata negli ultimi 10 anni (uccide comunque 450mila
persone all'anno) e il numero delle infezioni è stato ridotto del 40% (200
milioni). L'Organizzazione mondiale della sanità conta di eradicare la cecità
fluviale entro il 2025 in
31 paesi dove oggi è endemica e di cancellare entro il 2020 la filariasi da 61
degli 81 paesi del mondo che ne sono colpiti.
Metà del premio di circa 900 mila
euro è andato alla cinese Youyou Tu, 85 anni, che all'inizio degli anni '70 ha estratto dalla pianta
stagionale Artemisia annua l'artemisina, il più efficace fra i tratta- menti
contro la malaria, capace di ridurre la mortalità del 20% negli adulti e del
30% nei bambini. Il giapponese Satoshi Omura, 80 anni, e l'irlandese William
Campbell, 85 anni, divideranno l'altra metà del premio per aver scoperto il
farmaco "avermectina", che con 270 milioni di dosi consumate ogni
anno tiene sotto controllo i sintomi di filariasi e cecità fluviale. Queste
malattie, provocate da piccoli vermi del gruppo dei nematodi, causano in un
caso l'ostruzione del sistema linfatico e quindi un rigonfiamento mostruoso
degli arti (la filariasi viene anche chiamata elefantiasi) e nell'altro
l'infezione della cornea fino alla cecità. Secondo l'Organizzazione Mondiale
della Sanità, 3 milioni di persone nel mondo hanno perso la vista per colpa
dell'infezione e 120 milioni sono sfigurati dall'elefantiasi.
In un 2015 funestato
dall'epidemia di Ebola e dalla crisi dei rifugiati, il comitato dei Nobel di
Stoccolma ha premiato tre medici anziani che si sono occupati delle malattie
del terzo mondo. Per una vita hanno lavorato nel silenzio e lontano da
tecnologie costose, raccogliendo campioni di terra, coltivando cellule su
vetrini, setacciando erbe officinali, compulsando antichi testi di medicina
cinese. Omura, partendo dalle proprietà anti-infettive di alcuni batteri del
suolo, ha raccolto campioni di terreno nel campo di golf vicino Tokyo dove giocava,
isolando i microrganismi più promettenti e coltivandoli in laboratorio con
pazienza certosina, sedendosi al suo microscopio della Kitasato University
dalle sei del mattino. «Non credo di meritare il Nobel» ha dichiarato ieri. «Il
merito della cura è dei microrganismi ed è a loro che dovrebbe essere
assegnato».
Campbell, che partendo dai
batteri isolati da Omura ha sintetizzato l'avermectina nei laboratori della
Merck, ha invitato a essere umili verso la natura: «Lei crea continuamente dei
principi attivi cui l'uomo non avrebbe mai pensato. Uno dei nostri più grandi
errori è credere di essere più bravi di lei».
Con la stessa umiltà, in piena
rivoluzione culturale e su ordine di un regime spaventato dall'epidemia di
malaria, Youyou Tu si è chinata sui 380 estratti delle 200 erbe che secondo gli
antichi trattati di medicina curavano la febbre malarica. Nel 1967 fu inviata
sull'isola di Hainan piagata dall'infezione e al ritorno la sua bambina di 4
anni l'accolse come un'estranea. «Ma il lavoro era la priorità principale. Ero
disposta a sacrificare la mia vita personale », la schiva scienziata ha
dichiarato nel 2011 all'intervistatore di New Scientist . Youyou Tu si è fatta
guidare dalle pagine del Manuale di Pratica Clinica e Medicina d'Emergenza di
Ge Hong, alchimista del III secolo, per estrarre dalla pianta dell'artemisia il
composto dell'artemisina. Non avendo nessuno su cui sperimentarlo, l'ha poi
assunto lei stessa. Non solo è sopravvissuta. Il risultato è stato la vittoria
del Nobel.
Pubblicato da la Repubblica martedì 6 ottobre 2015
Nessun commento:
Posta un commento