venerdì 2 ottobre 2015

Schiavi in India



POSTATO DAL PROF DI ITALIANO:
Interessante articolo su una forma di schiavitù ancora presente in India

La baby schiava contro i padroni
"La mia fuga per la libertà"
di Raimondo Bultrini


GUDUR (ANDRA PRADESH) - Il giorno in cui Panchallamma Velugu decise di spezzare le sue catene di schiava sapeva di compiere a 16 anni un gesto inconcepibile per la sua gente aborigena dell'India remota, nello stato dell'Andra Pradesh. Nonna, madre, nonché l'intera tribù di sorelle, zie, cugine, cognate, sono tutte venute al mondo dentro l'invisibile prigione ereditata alla nascita, e nessuna di loro si era mai ribellata.
Quel mattino di luglio, appena due mesi fa, Panchallamma si allontanò di nascosto dopo aver finito di svolgere le sue mansioni principali, pulire la casa, i piatti, i vestiti, cucinare e soddisfare i desideri sessuali del padrone. Era infatti la tuttofare e amante bambina di Subramaniam Reddy, proprietario delle terre, delle bestie e delle quattro coppie di contadini resi servi con i loro figli per un prestito contratto dal nonno di Panchalamma quasi mezzo secolo fa.
La ragazzina si era fatta forza senza pensare alle conseguenze per i suoi familiari rimasti ancora prigionieri: vagava sola nei pressi di un tempio quando si avvicinò a lei Pullayah, attivista di un'organizzazione umanitaria che le chiese se aveva bisogno di qualcosa. Dopo aver saputo che era un volontario dell'ARD, un'associazione in grado di aiutare lei e i suoi cari, gli raccontò che da quando aveva 8 anni i padroni l'avevano presa "a servizio" in casa, e che da almeno tre doveva anche soddisfare a letto il Master, il padrone. Quando sua cognata Panchalamma, la sua unica confidente, aveva protestato, il risultato era stato una punizione esemplare per tutti i Velugu, bastonate e razioni ridotte anche per i bambini, mentre l'uomo continuava impunemente ad abusare di lei.
Per capire il tipo di coraggio necessario a una ragazzina nelle sue condizioni per fare ciò che ha fatto Panchalamma, basta pensare che su 600 casi di famiglie liberate negli ultimi anni dopo le campagne della Ong ARD, ben pochi hanno portato anche all'arresto degli aguzzini. Il leader della Ong Sheik Basheer si dice certo che la ribellione della piccola Yanadi potrebbe innescare la scintilla di una rivolta sociale più grande, dagli effetti potenzialmente dirompenti per le vite coatte di tanti altri abitanti dell'India feudale resi schiavi di un debito. Subranaiam è ora in carcere con la prospettiva dell'ergastolo per violenza carnale contro minori, violazione delle leggi sul lavoro forzato e "atrocità ai danni delle categorie vulnerabili", come i tribali e i dalit fuoricasta.
«Finora le autorità avevano fatto finto di nulla: non eravamo mai riusciti a portare uno dei loro in tribunale», rivela Basheer. Stavolta è stato diverso perché, grazie ai dettagli forniti da questa ragazzina ribelle, anche gli altri 15 parenti sono stati liberati. Ora vivono in un rifugio dell'A-DR. Secondo l'Ong ci sono almeno altri 1500 nuclei di contadini, pastori, taglialegna asserviti come i Velugu ai signori delle terre.
È una tradizione che va avanti da secoli, in molti Stati dove il potere delle caste superiori non è scalfito da nessuna legge dello Stato moderno perché le vittime – nessuno dei Velugu è mai andato a scuola - vivono nell'ignoranza e nella reclusione. In quanto proprietà di Subramaniam, i Velugu dovevano perfino procreare ben al di sotto dell'età minima stabilita dalla legge indiana con lo scopo principale di formare nuove jatar, coppie destinate a essere il nucleo della futura forza lavoro.
Il capofamiglia dei Velugu racconta che negli anni passati per ben tre volte aveva tentato di fuggire con i suoi, ma senza nemmeno i soldi per l'autobus, sono sempre stati ripresi e puniti. Chiediamo a Panchalamma che cosa le ha dato il coraggio non solo di fuggire da sola, ma di parlare pubblicamente della sua odissea. Risponde che ha sentito raccontare in tv dell'arresto in India di tanti stupratori dopo la violenza a una studentessa su un autobus nella capitale Delhi, e ha pensato che anche lei poteva far punire l'uomo che l'abusava.
Basheer ammette che nonostante l'arresto del responsabile e il clamore sollevato dal suo caso, il compito di liberare gli altri 25mila schiavi dei debiti censiti dalla sua Ong resta immane anche per il governo e la commissione dei diritti umani. Lo conforta il sostegno offerto all'ARD da Action Aid Italia, che finanzia molti progetti per il riscatto delle comunità tribali dell'Andra Pradesh, non solo quelle ridotte in schiavitù ma anche le altre prive di educazione, dei diritti sulle terre ancestrali usurpate dalla mafia delle terre e dell'acqua. Action Aid sa che sono soprattutto le donne a combattere in prima fila per il futuro dei figli, in questo caso al fianco della Ong di Basheer, spesso a dispetto dei loro stessi mariti.
Forse anche Panchalamma un giorno sarà una volontaria, ma per ora frequenta una scuola elementare e vorrebbe semplicemente imparare a fare la sarta. La fedele cognata Nagamani spera di ottenere con gli altri familiari un pezzo di terra per far crescere i bambini. Qualunque sarà il loro destino, dice, «voglio che lo scelgano da uomini liberi ».

(pubblicato da la Repubblica mercoledì 30 settembre 2015) 


1 commento: