POSTATO DAL PROF D'ITALIANO:
Cresce
il Qi dell’umanità. Come rivela uno studio dal 1950 a oggi sono aumentati
da 100 a
120 i punti medi del quoziente intellettivo. Uno sviluppo sorprendente delle
nostre capacità logiche. E in testa ci sono Cina e India
Sempre più
intelligenti
di Elena Dusi
L'UMANITÀ sta diventando sempre
più intelligente. Da almeno sessant'anni (da quando esistono dati) i figli
hanno regolarmente il cervello più fino dei padri. L'effetto è stato notato per
la prima volta negli anni ‘80 e, contrariamente alle previsioni, non accenna a
fermarsi ancora oggi. Lo hanno appena confermato tre ricercatori del Kings College London in un'analisi
pubblicata dalla rivista Intelligence.
Studiando i risultati di una particolare versione dei test di intelligenza (le
matrici di Raven), i ricercatori hanno osservato che dal 1950 a oggi in 48 Paesi del
mondo il punteggio medio del quoziente intellettivo (Qi) è aumentato da 100 a 120.
I quiz in realtà sono tarati per
ottenere un valore standard di 100 nella popolazione. Non è dunque il punteggio
medio a variare nel tempo, quanto la difficoltà del test. E fu proprio
sfogliando i manuali di un secolo prima che, all'inizio degli anni ‘80, lo
psicologo neozelandese James Flynn notò quanto fossero facili. Provò a sottoporli
ai giovani della sua epoca e vide che i punteggi medi erano regolarmente più
alti. Molto più alti. Da allora il continuo miglioramento del Qi dell'umanità —
che prende il nome di "effetto Flynn" — è stato confermato da decine
di studi. Ogni decennio l'intelligenza del mondo aumenta di due o tre punti, a
seconda della regione geografica. Se un americano di oggi si sottoponesse al
test di un secolo fa otterrebbe 130 anziché il punteggio standard di 100. E se,
al contrario, il trisnonno provasse ad affrontare il quiz del pronipote
arriverebbe a 70: sull'orlo della definizione di ritardo mentale.
I passi avanti più risoluti nella
crescita dell'intelligenza arrivano dai Paesi in via di sviluppo. Cina e India,
nello studio di Intelligence ,
mostrano di bruciare le tappe, quasi cancellando il divario con i paesi
avanzati. Mentre gli Stati Uniti continuano a crescere (e anche al loro interno
si riduce il divario fra la popolazione bianca e quella nera), il resto del
mondo sviluppato si muove a ranghi sparsi. Il quoziente intellettivo è in
crescita in Giappone, Francia, Israele e Olanda. Norvegia e Svezia sono
stazionarie, mentre Danimarca e Gran Bretagna sono in lieve declino. Una carta
geografica a macchia di leopardo e il dubbio che la crescita complessiva prima
o poi possa fermarsi conducono dritti dritti alla domanda: ma cos'è che fa
aumentare l'intelligenza?
L'educazione, è la risposta più
plausibile secondo i ricercatori di Intelligence,
Peera Wongupparaj, Veena Kumari e Robin Morris. «Le matrici di Raven mettono in
luce l'intelligenza logico-spaziale » spiega Rita Raffaella Fabbrizio, la
psicologa che supervisiona i test per il Mensa, il club che raccoglie individui
con quoziente di intelligenza altissimo (il miglior 2% d'Italia). «Sono figure
da completare seguendo un determinato criterio logico e sono considerate un
buon indicatore anche per altri aspetti dell'intelligenza ». Logica e
astrazione sono effettivamente fra le facoltà più stimolate nei bambini che
vanno a scuola. Al miglioramento della pedagogia può dunque essere attribuito
l'aumento dei punteggi in questo tipo di quiz, anche se Flynn, in un'intervista
alla Bbc, allarga il merito a una diffusione più generale del pensiero
razionale e astratto: una forma di ragionamento che nelle società industrializzate
è diffuso ben oltre le aule scolastiche. Lo psicologo neozelandese ha calcolato
che nel 1900 il 3% degli americani svolgeva un lavoro impegnativo dal punto di
vista cognitivo. Oggi la percentuale è salita al 35%. «I bambini stessi sono
sottoposti a una marea di stimoli» sottolinea Fabbrizio.
Di certo la crescita del Qi è
troppo rapida e ripida per essere attribuita ai geni, che hanno bisogno di
molte generazioni per penetrare e diffondersi in una popolazione. Le ricerche
che miravano a individuare uno o più "geni dell'intelligenza" non
hanno dato risultati davvero convincenti in circa 15 anni di sforzi. Né le
analisi sui genitori dei premi Nobel hanno dimostrato che il Qi è ereditabile.
Altre possibili cause dell'aumento dell'intelligenza vanno dalla diffusione
dell'energia elettrica, che permette di leggere anche la sera, alla tendenza
della nostra civiltà a diventare sempre più visiva (quindi abile
nell'interpretare le figure geometriche delle matrici di Raven).
Poco importa che altre ricerche
abbiano legato l'aumento dell'intelligenza anche all'aumento dell'ansia, e
scollegato il Qi allo spessore del portafoglio. Albert Rothenberg
dell'università di Harvard qualche anno fa si cimentato con il calcolo
dell'influenza che ogni singolo fattore avrebbe sul quoziente di intelligenza:
frequentare l'asilo da bambini darebbe almeno quattro punti, mentre leggere
storie in braccio ai genitori regalerebbe sei punti. A un bambino adottato che
passi da una famiglia operaia a una della classe media viene attribuito un
miglioramento del Qi di 12-18 punti.
Al di là delle cifre, a una sia
pur difficile definizione di intelligenza prova ad avvicinarsi Pier Paolo
Battaglini, professore del centro Brain per le neuroscienze dell'università di
Trieste: «È la capacità di legare insieme, fare collegamenti, e si basa sulla
plasticità del cervello. Un cervello che ha più sinapsi, più giunzioni fra i
neuroni, è come una popolazione che abbia più cellulari: comunica di più,
esattamente come avviene nei Paesi sviluppati. E per far aumentare le sinapsi
c'è un'unica ricetta: stimolarle, arricchirsi di esperienze. Le maggiori
potenzialità di apprendimento di un essere umano si raggiungono a quattro anni.
A quell'età, più di ogni altra, tanto più ci si sforza per apprendere, tanto
più le sinapsi si moltiplicano. Se questo avviene in un contesto gratificante,
nel bambino si creano uno stress positivo e un background biochimico adatto
allo sviluppo dell'intelligenza».
Questo mix di fattori si sta
evidentemente producendo in Asia. La nuova generazione di cinesi (i test hanno
preso in considerazione ragazzi di 12 anni) è cresciuta di 6,2 punti negli
ultimi 25 anni. Il Giappone roboante degli anni fra il 1940 e il 1965 ha divorato 7,7 punti
ogni dieci anni mentre Singapore, con una media di 108, avrebbe oggi il Qi
medio più alto del mondo. Una cartina geografica basata sui test di
intelligenza vedrebbe la vecchia Europa stretta nella tenaglia di Stati Uniti e
Asia. Ma per fortuna non è solo alle matrici di Raven che è affidata la nostra sorte.
Anzi. «L'intelligenza logico-spaziale è ritenuta una delle più nobili forme di
pensiero» ricorda Fabbrizio. «Ma oggi si stanno diffondendo anche altri tipi di
test, che misurano l'intelligenza emotiva e relazionale. C'è chi pensa che si
tratti di una variabile assai più importante per il successo nella vita». La
psicologa del Mensa è anche presidente di Cross Competence, una società che
crea test ad hoc per le aziende alla ricerca di personale da assumere.
«Effettivamente le matrici di Raven interessano poco al mondo del lavoro»
spiega. «L'intelligenza relazionale ed emotiva e la capacità di empatia sono
sicuramente le doti che premiano di più nelle aziende».
Pubblicato su la
Repubblica il 3 marzo 2015
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