POSTATO DAL PROF DI ITALIANO:
Se ne è parlato stamattina in
classe; ieri (17 settembre 2015) c’era questa recensione su la Repubblica
A partire da oggi l'animazione
sarà prima o dopo Riley
di Luca Raffaelli
CI SONO film che lasciano la
sensazione meravigliata di aver riempito un vuoto. Dopo Inside Out verrebbe quasi da chiedersi: come si potrà raccontare la
vita di altri personaggi senza tener conto di come è stata trattata Riley,
l'adolescente protagonista di questo film? Le reazioni, le scelte degli esseri
umani, ci dicono quelli della Pixar, sono frutto di mediazioni tra diverse emozioni.
Così, grazie alle loro magie, entriamo nella mente della ragazza e scopriamo al
Centro di Controllo Gioia, Tristezza, Disgusto, Rabbia e Paura, personaggi
diversissimi e tutti fondamentali. Come dei dell'Olimpo, ma assai più
coinvolti, controllano la vita della ragazza e nel film lo fanno in un momento
per lei molto delicato: il padre è costretto per lavoro a trasferirsi dal
Minnesota a San Francisco, ed è un disastro. Qui non c'è più la sua squadra di
hockey, non conosce nessuno, e la casa non ha il giardino che amava tanto (è
divertente notare che la Pixar abbia sede nel nord della California, vicino a
San Francisco). Dunque, se Gioia (personaggio luminoso, che vive per il bene
della ragazza) aveva prima il controllo della situazione, ora Tristezza e
Rabbia cominciano a prendere spazio nella vita di Riley, e quella che era una
ragazza allegra e positiva, diventa cupa e senza prospettive. E poi accade
qualcosa di davvero grave: Gioia e Tristezza vengono per sbaglio risucchiate
via dal Centro di Controllo. Così ha inizio un lungo e strabiliante viaggio
dentro l'anima, la coscienza, l'immaginazione di un essere umano.
Pete Docter, regista del film (e
co-ideatore e co-sceneggiatore in un'operazione che ha visto coinvolti
centinaia di artisti e tecnici) nei cinque anni di lavoro lo ha immaginato come
un enorme studio di animazione con tanti compartimenti diversi. C'è l'enorme
magazzino in cui vengono conservate le esperienze sotto forma di palloni (di
diverso colore a seconda dell'emozione che si portano dietro: il blu è,
ovviamente, segno di malinconia). Poi, passando per pavimenti di cemento,
binari e tubi di ogni grandezza, porte di metallo, si arriva dentro il
"pensiero astratto" dove i personaggi si trasformano da esseri
tridimensionali a bidimensionali, prima di essere solo linee e segni (sarebbe
piaciuto sia a Dalì che a Miró). Ma dentro Riley ci sono anche le
"isole" che rappresentano aspetti importanti della sua personalità:
quella dell'hockey, della famiglia (bisognerebbe fermare il fotogramma per andare
a vedere i tanti simboli che la abitano) e anche quella, bellissima, della
"stupidera", che alimenta i momenti del divertimento più spontaneo.
Ma Inside , dentro, c'è molto,
molto altro: ci sono grandi spazi da attraversare, ci sono le paure profonde, e
poi i baratri bui in cui vengono dimenticati (o rimossi) i ricordi. Mentre
Gioia e Tristezza ci fanno visitare tutte queste meraviglie cercando di tornare
al Centro di Controllo (con loro anche Bing Bong, il commovente amico
immaginario di Riley), si continua a seguire l' Out e la crisi della ragazza in
attesa del finale.
Grandioso questo film che riesce
a essere profondo eppure popolare, arguto eppure semplice, divertente eppure
commovente. Ed è fantastico come, in un prodotto cinematografico, possa respirarsi
tanto vero, sincero amore per il meraviglioso e imperfetto genere umano.
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