POSTATO DAL PROF DI
ITALIANO:
Leggete questo articolo, pubblicato ieri, 8 aprile 2015,
giornata internazionale dei rom e dei sinti, su la Repubblica. L’argomento è molto delicato, ma non per questo si
può fare finta di niente. Così come, però, non si può far finta di risolvere il
problema, adottando soluzioni che io definisco DISUMANE. Ne riparliamo domani,
quando posterò altri articoli apparsi sul giornale oggi. Intanto buona lettura
di questo articolo.
COSA SERVE DAVVERO PER INTEGRARE I ROM
Di Nils Muiznieks *
POCHI argomenti scatenano
reazioni più viscerali delle discussioni sui rom, di cui oggi ricorre la
giornata internazionale. Stereotipi, sensazionalismo e luoghi comuni spesso hanno
la meglio sui fatti. Molte persone sembrano credere che i rom scelgano di
vivere ai margini della società in accampamenti di baracche in condizioni
abominevoli, e che rientri nella loro cultura far crescere i bambini nella
melma, togliendoli dalla scuola per mandarli a chiedere l'elemosina. Eppure,
nella maggior parte dei casi, coloro che nutrono questi pregiudizi nei
confronti dei rom e alimentano queste voci non hanno mai rivolto loro la
parola.
Ho fatto visita ad alcuni campi
rom in Italia e in molti altri paesi europei, e le persone con le quali ho
parlato non volevano vivere lì. Non vogliono vivere in luoghi demoralizzanti
nei quali sono segregati contro la loro stessa volontà. Non ci si dovrebbe
dimenticare che molti rom che vivono in accampamenti ghetto sono stati
scacciati a forza dai loro alloggi precedenti, e nessuno degli abitanti di quei
campi che ho conosciuto durante il mio sopralluogo del 2012 ha dichiarato di
essersi trasferito lì di sua volontà. Anzi: mi sono stati riferiti molti esempi
che spiegano in che modo — rispetto alla loro situazione abitativa precedente —
vivere in quei campi limita il contatto, e quello dei loro figli, con la
popolazione in generale, e in che modo vivere lì contribuisce quindi alla loro
emarginazione.
Già nel mio rapporto del 2012
sull'Italia e in una lettera spedita al sindaco di Roma nel 2013 raccomandavo
alcune misure atte a facilitare l'integrazione dei rom nella società
tradizionale e facevo presente la necessità di porre fine alle politiche che
portano alla creazione di campi isolati ed emarginati e agli sfratti coatti.
Malgrado ciò, sono stati fatti pochi passi avanti: queste pratiche proseguono e
così pure continuano a esserci ostacoli che precludono ai rom che vivono in
accampamenti fatiscenti di accedere all'edilizia popolare. In alcuni comuni,
tra i quali Roma, Torino e Milano, sono stati costruiti o ristrutturati campi
ghetto.
Questa strada è chiaramente
sbagliata. I campi ghetto portano a gravi violazioni dei diritti umani. Violano
sia i parametri internazionali e nazionali sia la politica delle stesse
autorità italiane in materia: la Strategia nazionale per l'inclusione dei rom
del 2012 non lascia spazio alcuno agli accampamenti che emarginano. Si devono
dunque trovare valide alternative abitative.
Per agevolare l'inclusione dei
rom nella società, si rende necessario un cambiamento di politica. Gli sfratti
coatti e i campi ghetto devono finire nel dimenticatoio. Nuovi sforzi devono
essere fatti per andare incontro alle necessità abitative dei rom. Tutto ciò è
importante perché l'accesso a un'abitazione decorosa è un requisito
fondamentale per usufruire di molti altri diritti umani, in particolare
l'istruzione. Come possono i bambini che vivono in baraccopoli di località
remote, circondate da fango e prive di accesso all'acqua potabile, a sistemi
fognari, alla rete elettrica e ai trasporti pubblici, frequentare la scuola con
regolarità e apprendere, restando alla pari con gli altri bambini?
Per cercare alternative migliori,
l'Italia non ha bisogno di guardare tanto lontano. Alcune esperienze
incoraggianti portate avanti a livello locale potrebbero essere prese a
esempio. A Messina alcuni edifici comunali abbandonati sono stati ristrutturati
direttamente dai rom del campo di San Ranieri che in seguito vi si sono
trasferiti. Ad Alghero il 15 gennaio è stato chiuso il campo di Arenosu e 51
rom hanno ricevuto un aiuto quadriennale dalla Regione, dal Comune e dalle
associazioni per pagare l'affitto di normali appartamenti.
Queste iniziative dimostrano che,
con un adeguato impegno politico, alcuni progetti ben strutturati possono
effettivamente migliorare l'integrazione dei rom e una reciproca comprensione
con la popolazione maggioritaria. È di fondamentale importanza finanziare e
attuare la strategia nazionale di inclusione di rom e sinti. Alcune risorse,
comprese quelle provenienti da finanziamenti Ue, potrebbero essere
convenientemente mobilitate per promuovere iniziative adeguate di edilizia e
integrazione.
È giunto il momento di smettere
di trattare i rom come cittadini di serie B. Emarginarli non può che portare a
maggiore alienazione, emarginazione, pregiudizi. L'Italia deve mostrare molta
più determinazione nel risolvere i problemi di abitazione che i rom si trovano
ad affrontare, anche facilitando il loro accesso all'edilizia popolare. Le
vigenti leggi anti-discriminatorie dovrebbero renderlo possibile: le si deve
quindi applicare. Questo è il prerequisito di base per garantire che i diritti
umani dei rom, siano essi italiani o originari di altri paesi europei, siano
interamente rispettati.
* L'autore è il Commissario ai
Diritti Umani del Consiglio d'Europa ( Traduzione di Anna Bissanti)
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