POSTATO DAL PROF DI ITALIANO:
Dedicato ai nonni di Sara, che so che coltivano pomodori, e a tutti gli
altri nonni dei miei alunni, che coltivano pomodori ma non lo so!
L'ultimo insetto killer arriva dal
Giappone
Sotto attacco i nostri pomodori
di Jenner Meletti
MEGLIO stare attenti: l'attacco
può arrivare dal mare e dal cielo. Gli alieni viaggiano in nave e in aereo ma
non disdegnano camion e automobili. «In questi primi giorni di primavera — dice
Mario Colombo, entomologo dell'università statale di Milano — l'ultimo alieno
che abbiamo trovato, la Popillia japonica — sta lavorando sotto terra. Le sue
larve bianche, dal mese di settembre, stanno mangiando le radici delle piante.
Quando sono numerose, possono fare sparire un intero prato. A fine maggio le
larve si trasformeranno in scarabeidi, lunghi circa 12 millimetri, con
torace verde — dorato brillante. Potranno attaccare 295 specie vegetali, di cui
almeno cento di forte interesse economico, come il mais, la vite, il pomodoro,
i meli, i fiori… E con l'inverno mite che c'è stato, non possiamo aspettarci
nulla di buono».
L'allarme è stato lanciato dalla
Coldiretti della Lombardia. «Dal Giappone il nuovo Attila di piante e fiori.
Arriva l'Alien dagli occhi a mandorla». Dai testi di entomologia non è dato
sapere se la Popillia abbia davvero occhi a mandorla, ma il nuovo arrivato fa
paura. «Negli Stati Uniti — dice Ettore Prandini, presidente della Coldiretti
lombarda — dove è presente dal 1916, il coleottero giapponese rappresenta la
specie di insetto infestante più diffusa. Secondo il dipartimento di
Agricoltura degli Usa gli interventi di controllo costano più di 460 milioni di
dollari all'anno».
La Popillia japonica è stata
scoperta a Turbigo, nel parco del Ticino — non lontano da Malpensa — nel luglio
scorso. «Era già presente in Europa — racconta il professor Mario Colombo — ma
solo nelle isole Azzorre. Secondo la Banca dati mondiale delle specie invasive
sono oltre 200 quelle presenti nel nostro Paese. I commerci spregiudicati o
incoscienti, il turismo o più semplicemente incauti spostamenti di persone e
materiali possono essere causa di perenne calamità ».
Correva l'anno 1980 quando il
professor Colombo scoprì, in provincia di Como, un pidocchio delle piante che
infestava i noci. «Era stato trovato solo nel 1929 a Darjeeling, 12.000 chilometri
di distanza da Como, fra la Cina e l'India. Il British Museum, per la sua
collezione mondiale di insetti, mi chiese qualche esemplare perché di
quell'afide avevano solo due zampette e due antenne. Quella fu solo la prima
scoperta. Ogni anno ci sono tre o quattro specie arrivate da altre parti del
mondo. Una graduatoria fra le più nocive? Al primo posto il tarlo asiatico,
Anoploplora chinensis, che mangia l'interno dei tronchi e fa cadere gli alberi.
Al secondo la zanzara tigre. Aedes albopictus, che punge non solo all'alba e al
tramonto ma tutto il giorno e tutto l'anno. Sul terzo gradino del podio metto
la Popillia japonica. È stata localizzata nel parco del Ticino, ma quando trovi
un insediamento, sai che questo insetto molto facilmente è già presente in un
territorio più vasto. Non sarà un'annata facile, dicevo. In questo inverno non
c'è stato un vero gelo e così gli insetti che dovevano morire — come i pidocchi
delle piante, le farfalle dei gerani, le zanzare… — non sono morti e quelli che
dovevano subire una forte riduzione non sono affatto indeboliti».
Che fare? «Per la Popillia si
metteranno trappole attrattive, per catturare migliaia di esemplari e
distruggerli. Ma non basterà. Si useranno anche insetticidi ma il trattamento
chimico deve essere limitato. L'importante è trovare un antagonista naturale —
come si è fatto ad esempio con l'insetto parassitoide Torymus contro la Vespetta
galligena del castagno — per ricostruire un equilibrio ecologico. Ma ci
vorranno tre, cinque o dieci anni». I coltivatori sono i più preoccupati. «Sono
ormai globalizzati — dice Ettore Prandini — anche i parassiti. Ci troviamo a
fare i conti con specie originarie dell'Asia o delle Americhe per le quali il
nostro ambiente non è preparato e non ha predatori naturali. Dopo la Diabrotica
del mais e il tarlo asiatico, dobbiamo affrontare questa Popillia». E non è
finita: nei giorni scorsi in Brianza forse è arrivata anche la Xylella, il
batterio che sta uccidendo olivi ed agrumi nel Sud. Sembra che abbia infestato
piante di Coffea arabica, usate come ornamentali, arrivate dal Costa Rica.
In qualche caso, contro gli
alieni, ci sarà una vera e propria guerra. «Sto studiando in particolare —
racconta il professor Colombo — l'azione di contrasto alla vespa velutina, che
afferra in volo le api e le uccide. È aggressiva più del calabrone, anche verso
l'uomo. Seri problemi anche per l'Aethina tumida, un piccolo coleottero che
distrugge i favi». Contro la vespa velutina, chiamata anche vespa killer, si
userà anche il radar. Il professor Marco Porporato, del dipartimento di Scienze
agrarie, forestali e alimentari dell'università di Torino sta sperimentando un
sistema radar capace, tramite una minuscola antennina installata su un
esemplare, di seguire il volo della vespa fino al suo nido, che così viene
individuato e distrutto. Forse questa battaglia sarà vinta. Ma altri Alien sono
pronti. E potranno scegliere vie di mare, di cielo e di terra.
pubblicato da la Repubblica il 1 aprile 2015
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