POSTATO DAL PROF DI ITALIANO:
Vedo che non leggete i post: come mai? E' inutile che stia qui a lavorare per niente! Ditemelo e faccio altre cose. Vediamo se un articolo sulle "ragazze cattive" può interessarvi!
Dal web alla scuola
la carica delle bulle
"Un violento su tre è una
ragazza"
di Corrado Zunino
Non voleva andare più a scuola
Marina, 14 anni neppure compiuti. La sua scuola è nel centro di Massa Carrara.
Aveva preso botte, tanti schiaffi, da una ragazza di due anni più grande, due
anni più alta e cattiva. Erano a un passo dall'istituto, quando è accaduto.
«Sfigata, ti sei messa contro di me». Colpiva e riprendeva con lo smartphone.
L'ha ridotta male e poi l'ha umiliata postando tutto su Facebook. I commenti
delle compagne, anche quelle che erano in classe con Marina, sono stati
cattivi, di una gratuità avvilente. Risolini iconizzati, «l'ha ridotta uno
straccio, d'altronde quella si veste come uno straccio». E poi commenti
personali come solo gli adolescenti riescono a fare: «La disgrazia si è
abbattuta su una disgraziata». Lo scorso febbraio quel video di violenza l'ha
visto la mamma di Marina, ed è andata dritta alla polizia postale.
Racconta la funzionaria della
postale di Firenze che le adolescenti che non denunciano sono molte di più. Per
vergogna e perché hanno paura di essere tagliate fuori. «Noi suggeriamo alle
vittime di bullismo di cancellare l'account su WhatsApp, ma non vogliono: su
quello smartphone corrono tutte le loro relazioni, c'è il loro mondo».
Il dossier della polizia sul
cyberbullismo contemporaneo, costruito da Skuola.net, racconta che ormai le
offese e le botte partono da bambine-ragazze una volta su tre. Le giovani donne
sono sempre più violente. A Livorno, a cavallo tra il 2014 e l'anno che corre,
la rivalità tra femmine — maschietti contesi — è arrivata sotto casa della
vittima. Le nemiche di una quindicenne hanno scritto sotto la finestra, con
nome e cognome cubitali: «... è una troia, offre prestazioni a tutti». E poi il
solito Facebook utilizzato come un ariete che sfonda la privacy portando sugli
schermi dei coetanei nuovi insulti e nuove bugie. Nella provincia di Siena
hanno messo sui telefonini, ferocissime, le goffaggini di una ragazzina non
vedente che faticava a mettersi lo zaino in spalla e quando si sedeva scopriva
involontariamente le gambe. Risate, commenti gaglioffi. «Quasi mai insegnanti e
presidi comprendono la rabbia dei genitori delle adolescenti maltrattate, la
gravità della situazione», spiega chi investiga.
In provincia di Cagliari la
bulla, 15 anni, con una falsa foto di un poliziotto sul profilo WhatsApp
insolentiva l'amica passata di moda: «Sei brutta», e faceva girare il commento
nella cerchia del gruppo classe. Il sexting (far girare foto compromettenti) è,
per diffusione, il primo cyber problema di questa generazione. «I ragazzi
vorrebbero parlare, ma spesso non con i genitori». Otto casi recenti si sono
registrati a Catania, città complicata. Tre riguardano dodicenni, prima media.
Sono dovuti intervenire papà e mamma a scuola per far sì che l'aggressione
digitale non diventassero lividi. Dicevamo del dossier della polizia postale.
Su 15.268 ragazzi intervistati dal portale Skuola.net, uno su tre si è
dichiarato vittima di bullismo. La fascia d'età più esposta è tra i 14 e i 17
anni. L'87 per cento delle vittime è stato preso di mira nella vita reale, ma
lo stalking online cresce tra le adolescenti. Quasi l'85 per cento degli
studenti appartiene a un gruppo classe su WhatsApp, il 97 ha uno smartphone. Contro
un fenomeno che cresce e offende si è sviluppato il progetto "Una vita da
social", incontri degli esperti della postale nelle scuole: mezzo milione
gli studenti raggiunti. E domani il ministro Stefania Giannini annuncia le
linee guida di una legge sul cyberbullismo otto anni dopo quella del ministro
Fioroni. Formazione del personale, scuole scelte sul territorio dove poter
denunciare, numero verde collegato a Telefono azzurro, due hot line di Save the
Children per segnalare materiale pedopornografico. "Utilizzo critico e consapevole
dei social network e dei media", dice, d'altronde, il disegno di legge
"La buona scuola".
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