POSTATO DAL PROF DI
ITALIANO:
Leggete questi 2
articoli: l’anno prossimo parleremo delle cause dei terremoti, quindi sarete
facilitati se avrete già letto questi 2 articoli (in particolare il secondo).
CHE COSA È SUCCESSO:
Terremoto sul tetto del mondo
più di mille morti* in Nepal
Una valanga fa strage di scalatori
di Guna Raj Luitel
KATMANDU - Palazzine di sette
piani attorno alla mia casa sono crollate sotto i miei occhi. Ieri c'erano,
oggi sono scomparse, assieme alle famiglie che incrociavo ogni giorno. Oltre
mille sono i morti delle cifre ufficiali, centinaia i feriti. Nella capitale
alcune tra le piazze e le strade storiche attorno all'antico Palazzo Reale,
patrimonio dell'Unesco, come Durbar square, sono deturpate o ridotte ad ammassi
di mattoni e legni intarsiati.
Anche la cima dell'Everest si è
mossa sulla spinta di una scossa pari al 7,9 della scala Richter, lasciando
cadere a precipizio dal Monte Pumori distante appena 8 km una valanga che ha
travolto e ucciso almeno 18 stranieri che si apprestavano a scalare o
scendevano dalla vetta del mondo, proprio all'altezza di uno dei campi base.
Poco o niente ancora si sa invece dei villaggi attorno all'epicentro tra i
distretti di Lamjung e Gorkha, con interi villaggi rasi al suolo e le
comunicazioni interrotte. Le scosse sono giunte fino al nord est dell'India,
con almeno 20 morti, in Pakistan, in Bhutan e in Cina dove pure ci sono state
vittime.
È stato un cataclisma con rari
precedenti sul tetto del mondo: l'ultimo risale a 82 anni fa. E pensare che
appena una settimana fa cinquanta sismologi di tutto il mondo proprio a
Katmandu avevano dato l'allarme per "l'incubo in arrivo". Oggi un
calcolo dettagliato dei danni e della perdita di vite è difficile, come l'opera
di soccorso in città e nei piccoli centri delle regioni montagnose, dove piove
spesso, il cielo è plumbeo e la notte scende subito. Le scosse sono continuate,
al ritmo di mezz'ora l'una dall'altra. E la gente in preda al panico evitava di
rientrare nelle case rimaste in piedi. Quando si riprenderanno gli scavi, e
arriveranno le prime notizie dall'epicentro del sisma, la cifra salirà, e sarà
chiara l'immensità dello sforzo che aspetta i soccorritori e la popolazione
intera, già provata da condizioni economiche e di vita dure se non primitive
nelle aree rurali colpite. «Aiutateci, non possiamo farcela da soli», è stato
l'appello lanciato al mondo dal governo del Nepal, fino a ieri alle prese con
le liti sulla nuova Costituzione post-monarchia e ora travolto da un disastro
immane.
Qui attorno al mio quartiere e
ovunque a Katmandu è buio pesto, le linee del telefono e Internet sono
disturbate o interrotte, così le famiglie e gli stessi gruppi di soccorso non
possono comunicare. Dappertutto si vede gente piangere. Gruppi di bambini da
soli o con qualche adulto cercano i genitori attorno ai palazzi crollati. Non
esiste un servizio di protezione civile, e tutti si organizzano come possono,
scavando a mano, o con l'aiuto dell'esercito che fa del suo meglio. Le strade sono
interrotte e le emergenze ovunque, gli ospedali come il Norvic sono colmi di
morti e di feriti, spesso lasciati fuori in attesa di un medico, un infermiere,
o uno spazio in corsia. Ovunque in città si sentono i lamenti delle persone
rimaste intrappolate, le grida sembrano aumentare man mano che il buio si
avvicina e aumenta il silenzio attorno. Le macchine e le moto non possono
andare in strada per via delle enormi crepe e anche i soccorsi sono organizzati
tra vicini.
A Lalitpur i giardini di Patan
Durbar, che erano circondati da antichi templi oggi distrutti, sono trasformati
in campo per gli sfollati. La gente resta all'aperto nei rari slarghi tra i
palazzi, condividendo il cibo, in una città congestionata dalle costruzioni:
sono rimaste in piedi solo le nuove e le più fortunate. Sono quasi rasi al
suolo i monumenti orgoglio del Paese e patrimonio dell'umanità, le piazze
storiche come Durbar e l'area del tempio di Shiva a Pashupati (che però è quasi
intatto). La residenza di tante dinastie di sovranidèi è deturpata da crepe
profonde e il muro di cinta della caserma delle famose guardie reali è crollato
lasciando scoperto un fianco, ora protetto dai cavalli di frisia.
Ma la tragedia umana più toccante
è stato il collasso della celebre torre di Dharahara, la più alta, con i suoi
nove piani costruiti nel 19esimo secolo, dai quali si godeva la vista
dell'intero centro storico. Decine di turisti e locali, forse una cinquantina,
sono rimasti intrappolati dentro. Gruppi di volontari e soldati hanno estratto
i primi corpi, ma i mezzi sono scarsi e si procede lenti. Si sa solo che in
mattinata erano stati venduti quasi 200 biglietti d'ingresso, ma è difficile
stabilire quanti si trovavano all'interno al momento del crollo.
Se a Katmandu la violenza delle
scosse è stata grande, ancora più forte la terra ha tremato attorno
all'epicentro, dal quale giungono solo voci di interi villaggi distrutti come
Manglung. «Metà degli abitanti sono scomparsi o morti », ha detto Vim Tamang,
uno dei sopravvissuti che vive all'aperto per paura delle nuove scosse. Ma
oltre al Nepal ha tremato l'intero nord est dell'India, compresa la capitale
Delhi, il Bengala, l'Uttar Pradesh, il Bihar, dove ci sono stati almeno 20
morti, la Cina.
In Nepal sono rimasti
pesantemente colpiti 35 dei 75 distretti per lo spostamento della massa
himalayana che ha trovato sfogo a soli dieci chilometri sotto terra, così che
l'effetto secondo gli scienziati è stato ancora più diffuso e violento in
superficie. Poiché mancavano cinque minuti a mezzogiorno ed era sabato, pochi
camminavano per strada nei quartieri di Katmandu dove sono avvenuti gran parte
dei crolli. Fosse successo di notte sarebbe stata un'ecatombe.
Gianni Ara è un tour operator
italiano che vive in Nepal da venti anni. «Ero sul terrazzo di casa – racconta
- quando mi sono sentito spostare violentemente e ho fatto appena in tempo ad
afferrare la ringhiera perché non mi tenevo più in piedi. Allora ho guardato
fuori e la gente scappava in basso alla ricerca di rifugio, ma non ci sono
molti luoghi aperti. Allora ho preso la moto e cambiando direzione per le
strade bloccate dai crolli sono arrivato a Durbar square. La desolazione di
quel posto meraviglioso mi ha scioccato, quasi metà della mia vita l'ho passata
camminando tra questi palazzi e templi che ora sembrano rovine di guerra».
( testo raccolto da Raimondo
Bultrini)
* oggi, 30 aprile, i morti accertati
sono 8.320
Pubblicato da la Repubblica il 26 aprile 2015
PERCHÉ È SUCCESSO:
Stritolato tra India ed Eurasia
così il Nepal cede 4 centimetri l'anno
di Elena Dusi
NEL "gran premio" della
tettonica terrestre, la placca indiana è fra le più veloci. Ogni anno la sua
massa si sposta verso Nord di quattro centimetri e mezzo. Un'enormità rispetto
a ciò che definiamo "tempi geologici", soprattutto se si pensa che
sulla sua strada trova un blocco di due continenti come l'Eurasia. Non è un
caso che questo scontro fra titani abbia generato la catena montuosa più alta
della Terra. E nemmeno che qui si sia appena scatenato un terremoto di
magnitudo 7,9, sentito da 205 milioni di persone fino a mille chilometri da
distanza. Fino a ieri sera le scosse di assestamento superiori alla magnitudo
2,5 erano state una cinquantina, con la più forte di 6,6.
Esattamente fra l'incudine e il
martello, fra la placca indiana che preme verso nord con un fronte immenso
(quasi mille chilometri) e quella euroasiatica che le oppone resistenza, si
trova il Nepal. L'epicentro è stato 80 chilometri a
Nord-ovest dalla capitale Katmandu, in una valle dove quasi cinque milioni di
persone si sono concentrate in case costruite di fretta dopo la fine della
guerra civile, 10 anni fa. Secondo l'associazione Geohazard International, due
terzi degli edifici in Nepal non rispettano i criteri di sicurezza antisismica.
Mettendo insieme i dati sulla forza del terremoto, la popolazione coinvolta e
la solidità delle abitazioni, l'United States Geological Survey ha stimato che
le vittime del sisma di ieri raggiungeranno le 10 mila con una probabilità del
33% e le 100mila con una probabilità del 32%.
Un terremoto forte in quella zona
in realtà non stupisce nessuno. Nel 1505 il re del Nepal morì proprio in un
sisma che piagò la regione con tre anni di scosse di assestamento. Si stima che
intorno all'Himalaya la terra tremi in modo disastroso ogni 75-80 anni. E
l'ultimo grande terremoto colpì a pochi chilometri dall'Everest proprio nel
1934. La terra allora si squarciò per 150 chilometri e le
vittime furono più di 10mila. Puntuali, ieri, i sismografi sono tornati a
scuotersi nelle stazioni geologiche installate in Nepal. «Molti apparecchi sono
andati in saturazione », spiega Franco Pettenati, ricercatore dell'Istituto
nazionale di oceanografia e geofisica sperimentale di Trieste.
Ha invece resistito la stazione
sismica dell'Everest, che dall'anno scorso registra i movimenti della Terra a 5.050 metri di altezza,
nell'osservatorio Piramide del Cnr. «La scossa si è verificata sulla grande
linea tettonica chiamata Main Himalayan Thrust», spiega Pettenati. «Qui avviene
la subduzione della placca indiana, che scivola al di sotto della placca
euroasiatica. Nel punto in cui quattro faglie accavallate l'una sull'altra si
incontrano, a circa 12
chilometri di profondità, è avvenuta la rottura e si è
scatenato il sisma. Sulla stessa linea tettonica in tre ore ci sono state fino
a 13 repliche con magnitudo stabile intorno a 5. Segno che il movimento è
ancora in atto e la Terra sta scaricando la sua energia».
Il sismografo della Piramide
italiana è stato installato nel 2014 per monitorare una delle aree sismiche più
turbolente. «L'Himalaya — spiega Pettenati — è una catena giovane. Si è formata
55 milioni di anni fa e la sua geodinamica resta una delle più attive della Terra.
Gli spostamenti orizzontali delle placche superano i 4 centimetri all'anno,
mentre sulle Alpi orientali registriamo un paio di millimetri e in Sudamerica
1,2 centimetri». A battere in velocità la placca indiana è solo quella del
Pacifico, che si immerge sotto a quella nordamericana al ritmo di 8 centimetri all'anno.
Qui nel 2011 terremoto e tsunami misero in ginocchio il Giappone. In Cile nel
1960 avvenne il terremoto più forte fra quelli mai registrati, con magnitudo
9,5. In media ogni anno nel mondo si verificano 15 sismi superiori a 7. In Nepal, dove la terra ha
tremato relativamente poco per 80 anni pur continuando a spostarsi al ritmo di 4,5 centimetri
l'anno, si era accumulata una tensione capace di spostare i fronti delle
placche fino a 10 metri.
Pubblicato da la Repubblica il 26 aprile 2015
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