lunedì 27 aprile 2015

Il terremoto in Nepal



POSTATO DAL PROF DI ITALIANO:

Leggete questi 2 articoli: l’anno prossimo parleremo delle cause dei terremoti, quindi sarete facilitati se avrete già letto questi 2 articoli (in particolare il secondo).

CHE COSA È SUCCESSO:

Terremoto sul tetto del mondo
più di mille morti* in Nepal
Una valanga fa strage di scalatori
di Guna Raj Luitel

KATMANDU - Palazzine di sette piani attorno alla mia casa sono crollate sotto i miei occhi. Ieri c'erano, oggi sono scomparse, assieme alle famiglie che incrociavo ogni giorno. Oltre mille sono i morti delle cifre ufficiali, centinaia i feriti. Nella capitale alcune tra le piazze e le strade storiche attorno all'antico Palazzo Reale, patrimonio dell'Unesco, come Durbar square, sono deturpate o ridotte ad ammassi di mattoni e legni intarsiati.
Anche la cima dell'Everest si è mossa sulla spinta di una scossa pari al 7,9 della scala Richter, lasciando cadere a precipizio dal Monte Pumori distante appena 8 km una valanga che ha travolto e ucciso almeno 18 stranieri che si apprestavano a scalare o scendevano dalla vetta del mondo, proprio all'altezza di uno dei campi base. Poco o niente ancora si sa invece dei villaggi attorno all'epicentro tra i distretti di Lamjung e Gorkha, con interi villaggi rasi al suolo e le comunicazioni interrotte. Le scosse sono giunte fino al nord est dell'India, con almeno 20 morti, in Pakistan, in Bhutan e in Cina dove pure ci sono state vittime.
È stato un cataclisma con rari precedenti sul tetto del mondo: l'ultimo risale a 82 anni fa. E pensare che appena una settimana fa cinquanta sismologi di tutto il mondo proprio a Katmandu avevano dato l'allarme per "l'incubo in arrivo". Oggi un calcolo dettagliato dei danni e della perdita di vite è difficile, come l'opera di soccorso in città e nei piccoli centri delle regioni montagnose, dove piove spesso, il cielo è plumbeo e la notte scende subito. Le scosse sono continuate, al ritmo di mezz'ora l'una dall'altra. E la gente in preda al panico evitava di rientrare nelle case rimaste in piedi. Quando si riprenderanno gli scavi, e arriveranno le prime notizie dall'epicentro del sisma, la cifra salirà, e sarà chiara l'immensità dello sforzo che aspetta i soccorritori e la popolazione intera, già provata da condizioni economiche e di vita dure se non primitive nelle aree rurali colpite. «Aiutateci, non possiamo farcela da soli», è stato l'appello lanciato al mondo dal governo del Nepal, fino a ieri alle prese con le liti sulla nuova Costituzione post-monarchia e ora travolto da un disastro immane.
Qui attorno al mio quartiere e ovunque a Katmandu è buio pesto, le linee del telefono e Internet sono disturbate o interrotte, così le famiglie e gli stessi gruppi di soccorso non possono comunicare. Dappertutto si vede gente piangere. Gruppi di bambini da soli o con qualche adulto cercano i genitori attorno ai palazzi crollati. Non esiste un servizio di protezione civile, e tutti si organizzano come possono, scavando a mano, o con l'aiuto dell'esercito che fa del suo meglio. Le strade sono interrotte e le emergenze ovunque, gli ospedali come il Norvic sono colmi di morti e di feriti, spesso lasciati fuori in attesa di un medico, un infermiere, o uno spazio in corsia. Ovunque in città si sentono i lamenti delle persone rimaste intrappolate, le grida sembrano aumentare man mano che il buio si avvicina e aumenta il silenzio attorno. Le macchine e le moto non possono andare in strada per via delle enormi crepe e anche i soccorsi sono organizzati tra vicini.
A Lalitpur i giardini di Patan Durbar, che erano circondati da antichi templi oggi distrutti, sono trasformati in campo per gli sfollati. La gente resta all'aperto nei rari slarghi tra i palazzi, condividendo il cibo, in una città congestionata dalle costruzioni: sono rimaste in piedi solo le nuove e le più fortunate. Sono quasi rasi al suolo i monumenti orgoglio del Paese e patrimonio dell'umanità, le piazze storiche come Durbar e l'area del tempio di Shiva a Pashupati (che però è quasi intatto). La residenza di tante dinastie di sovranidèi è deturpata da crepe profonde e il muro di cinta della caserma delle famose guardie reali è crollato lasciando scoperto un fianco, ora protetto dai cavalli di frisia.
Ma la tragedia umana più toccante è stato il collasso della celebre torre di Dharahara, la più alta, con i suoi nove piani costruiti nel 19esimo secolo, dai quali si godeva la vista dell'intero centro storico. Decine di turisti e locali, forse una cinquantina, sono rimasti intrappolati dentro. Gruppi di volontari e soldati hanno estratto i primi corpi, ma i mezzi sono scarsi e si procede lenti. Si sa solo che in mattinata erano stati venduti quasi 200 biglietti d'ingresso, ma è difficile stabilire quanti si trovavano all'interno al momento del crollo.
Se a Katmandu la violenza delle scosse è stata grande, ancora più forte la terra ha tremato attorno all'epicentro, dal quale giungono solo voci di interi villaggi distrutti come Manglung. «Metà degli abitanti sono scomparsi o morti », ha detto Vim Tamang, uno dei sopravvissuti che vive all'aperto per paura delle nuove scosse. Ma oltre al Nepal ha tremato l'intero nord est dell'India, compresa la capitale Delhi, il Bengala, l'Uttar Pradesh, il Bihar, dove ci sono stati almeno 20 morti, la Cina.
In Nepal sono rimasti pesantemente colpiti 35 dei 75 distretti per lo spostamento della massa himalayana che ha trovato sfogo a soli dieci chilometri sotto terra, così che l'effetto secondo gli scienziati è stato ancora più diffuso e violento in superficie. Poiché mancavano cinque minuti a mezzogiorno ed era sabato, pochi camminavano per strada nei quartieri di Katmandu dove sono avvenuti gran parte dei crolli. Fosse successo di notte sarebbe stata un'ecatombe.
Gianni Ara è un tour operator italiano che vive in Nepal da venti anni. «Ero sul terrazzo di casa – racconta - quando mi sono sentito spostare violentemente e ho fatto appena in tempo ad afferrare la ringhiera perché non mi tenevo più in piedi. Allora ho guardato fuori e la gente scappava in basso alla ricerca di rifugio, ma non ci sono molti luoghi aperti. Allora ho preso la moto e cambiando direzione per le strade bloccate dai crolli sono arrivato a Durbar square. La desolazione di quel posto meraviglioso mi ha scioccato, quasi metà della mia vita l'ho passata camminando tra questi palazzi e templi che ora sembrano rovine di guerra».
( testo raccolto da Raimondo Bultrini)

* oggi, 30 aprile, i morti accertati sono 8.320

Pubblicato da la Repubblica il 26 aprile 2015










PERCHÉ È SUCCESSO:

Stritolato tra India ed Eurasia
così il Nepal cede 4 centimetri l'anno
di Elena Dusi


NEL "gran premio" della tettonica terrestre, la placca indiana è fra le più veloci. Ogni anno la sua massa si sposta verso Nord di quattro centimetri e mezzo. Un'enormità rispetto a ciò che definiamo "tempi geologici", soprattutto se si pensa che sulla sua strada trova un blocco di due continenti come l'Eurasia. Non è un caso che questo scontro fra titani abbia generato la catena montuosa più alta della Terra. E nemmeno che qui si sia appena scatenato un terremoto di magnitudo 7,9, sentito da 205 milioni di persone fino a mille chilometri da distanza. Fino a ieri sera le scosse di assestamento superiori alla magnitudo 2,5 erano state una cinquantina, con la più forte di 6,6.
Esattamente fra l'incudine e il martello, fra la placca indiana che preme verso nord con un fronte immenso (quasi mille chilometri) e quella euroasiatica che le oppone resistenza, si trova il Nepal. L'epicentro è stato 80 chilometri a Nord-ovest dalla capitale Katmandu, in una valle dove quasi cinque milioni di persone si sono concentrate in case costruite di fretta dopo la fine della guerra civile, 10 anni fa. Secondo l'associazione Geohazard International, due terzi degli edifici in Nepal non rispettano i criteri di sicurezza antisismica. Mettendo insieme i dati sulla forza del terremoto, la popolazione coinvolta e la solidità delle abitazioni, l'United States Geological Survey ha stimato che le vittime del sisma di ieri raggiungeranno le 10 mila con una probabilità del 33% e le 100mila con una probabilità del 32%.
Un terremoto forte in quella zona in realtà non stupisce nessuno. Nel 1505 il re del Nepal morì proprio in un sisma che piagò la regione con tre anni di scosse di assestamento. Si stima che intorno all'Himalaya la terra tremi in modo disastroso ogni 75-80 anni. E l'ultimo grande terremoto colpì a pochi chilometri dall'Everest proprio nel 1934. La terra allora si squarciò per 150 chilometri e le vittime furono più di 10mila. Puntuali, ieri, i sismografi sono tornati a scuotersi nelle stazioni geologiche installate in Nepal. «Molti apparecchi sono andati in saturazione », spiega Franco Pettenati, ricercatore dell'Istituto nazionale di oceanografia e geofisica sperimentale di Trieste.
Ha invece resistito la stazione sismica dell'Everest, che dall'anno scorso registra i movimenti della Terra a 5.050 metri di altezza, nell'osservatorio Piramide del Cnr. «La scossa si è verificata sulla grande linea tettonica chiamata Main Himalayan Thrust», spiega Pettenati. «Qui avviene la subduzione della placca indiana, che scivola al di sotto della placca euroasiatica. Nel punto in cui quattro faglie accavallate l'una sull'altra si incontrano, a circa 12 chilometri di profondità, è avvenuta la rottura e si è scatenato il sisma. Sulla stessa linea tettonica in tre ore ci sono state fino a 13 repliche con magnitudo stabile intorno a 5. Segno che il movimento è ancora in atto e la Terra sta scaricando la sua energia».
Il sismografo della Piramide italiana è stato installato nel 2014 per monitorare una delle aree sismiche più turbolente. «L'Himalaya — spiega Pettenati — è una catena giovane. Si è formata 55 milioni di anni fa e la sua geodinamica resta una delle più attive della Terra. Gli spostamenti orizzontali delle placche superano i 4 centimetri all'anno, mentre sulle Alpi orientali registriamo un paio di millimetri e in Sudamerica 1,2 centimetri». A battere in velocità la placca indiana è solo quella del Pacifico, che si immerge sotto a quella nordamericana al ritmo di 8 centimetri all'anno. Qui nel 2011 terremoto e tsunami misero in ginocchio il Giappone. In Cile nel 1960 avvenne il terremoto più forte fra quelli mai registrati, con magnitudo 9,5. In media ogni anno nel mondo si verificano 15 sismi superiori a 7. In Nepal, dove la terra ha tremato relativamente poco per 80 anni pur continuando a spostarsi al ritmo di 4,5 centimetri l'anno, si era accumulata una tensione capace di spostare i fronti delle placche fino a 10 metri.

 Pubblicato da la Repubblica il 26 aprile 2015


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