POSTATO DAL PROF DI ITALIANO:
È il secondo articolo su Londra
pubblicato da la Repubblica nel giro
di un mese; per quale ragione? Leggetelo, anche se avete già studiato il Regno
Unito.
METROPOLIS
Così nasce la grande Londra
di Enrico Franceschini
C'ERANO una volta le grandi
città. Poi, quando hanno continuato a crescere, le abbiamo chiamate metropoli.
Quindi megalopoli. Nei prossimi vent'anni Londra appare destinata a diventare
qualcosa di ancora più grande e profondamente differente: una gigantesca
città-ufficio per decine di milioni di pendolari che abitano non solo oltre i
suoi confini metropolitani, delimitati dalla M25, l'autostrada lunga 270 chilometri che
le corre intorno, ma sparsi per tutta l'Inghilterra e perfino oltre la Manica,
fino a Parigi, Bruxelles, Rotterdam e oltre. "Welcome to the
Londonsphere", predice il Financial Times , immaginando come sarà la
capitale sul Tamigi nel 2035: benvenuti nella "Londrasfera", una
calotta che come un tetto invisibile ingloba un pezzo d'Europa e attira come
una calamita digitale tutto il mondo.
Per dimensioni geografiche e
numero di abitanti, è già oggi la maggiore città dell'Unione Europea: suddivisa
in 32 borghi che sono di fatto municipalità autonome, grande come Roma, Berlino
e Amsterdam messe insieme, con una popolazione di otto milioni e 615mila
abitanti che diventano 12 milioni se si considerano anche gli sterminati
sobborghi. Ma sinora la sua crescita è stata per così dire naturale, graduale,
costante: fondata dai Romani con il nome di Londinium su un'ansa del Tamigi nel
43 dopo Cristo, nel 1800 fu la prima città al mondo dopo l'antica Roma a
raggiungere un milione di abitanti, salendo a due milioni nel 1850, sei milioni
nel 1900, sette milioni nel 1910, otto milioni nel 1930, per poi declinare e
risalire al livello attuale grazie all'immigrazione e alla globalizzazione, con
la previsione che entro un decennio arriverà a 10 milioni di abitanti, 15
milioni comprese le periferie esterne. Ad attrarre queste moltitudini, negli ultimi
due secoli, a dispetto di congestione, criminalità, malattie, è stata — come in
altre megalopoli — l'opportunità di trovare più facilmente lavoro. Non una vana
speranza, considerato che secondo le statistiche Londra produce da sola un
terzo del Pil nazionale britannico. Ogni anno, 350mila nuovi immigrati entrano
in Gran Bretagna, in larga parte diretti a Londra, senza contare gli studenti
(con 43 Università ha la maggiore concentrazione di istituti di stul'espulsione
di superiori in Europa) e senza considerare i turisti (16 milioni l'anno, che
ne fanno la più frequentata destinazione turistica del pianeta). Non a caso qui
si parlano 300 lingue e abitano tutte le razze della terra.
Ma il boom di gente che vuole
vivere a Londra si scontra con un problema, riassunto da Andrew Adonis,
ex-ministro laburista, scrittore e accademico, in tre parole: "Casa, casa,
casa". Non si tratta più soltanto della gentrification , il termine (da
gentry , piccola nobiltà) usato dagli urbanisti e dagli speculatori immobiliari
per descrivere della classe operaia dalla città per fare posto alle classi
medie, ai benestanti, agli yuppie. Ora sono costretti ad andarsene anche i
benestanti e gli yuppie. Il prezzo medio di una three bedroom, un appartamento
con tre stanze da letto, ha raggiunto un milione e 100mila sterline, circa un
milione e mezzo di euro: proibitivo, irraggiungibile con qualunque mutuo da
comuni mortali, a meno di vincere la lotteria o ereditare una fortuna. Se vivi
a Londra, infatti, hai l'impressione che l'unico argomento di conversazione, al
ristorante, ai party, nella pausa caffè in ufficio, sia la casa e il costo
della medesima. Ah, no, ce n'è pure un altro di argomento: il costo delle
scuole private. Quelle statali e gratuite, in città, sono accademicamente scarse
e talvolta con il metal detector all'ingresso. Quelle private costano da 20 a 30mila sterline l'anno di
retta d'iscrizione, diciamo intorno ai 30mila euro. Mandarci un bambino
dall'asilo alla maturità costa all'incirca l'equivalente di mezzo milione di euro.
Fate i conti: se avete due figli, istruirli vi costerà un milione di euro.
Inconcepibile. Ci sono nonni, da queste parti, che si vendono la casa per
pagare la scuola ai nipoti.
La risposta a entrambi i problemi
creati dall'espansione di Londra, il caro-casa e il caroscuola, è «l'adozione
di città-satellite in cui fare risiedere una nuova tribù di londinesi
occasionali », sostiene Simon Kuper, columnist del quotidiano della City, in un
saggio su London Essays , nuovo giornale pubblicato dal Centre for London.
Nell'era vittoriana fu la metropolitana, la prima al mondo, a permettere ai
londinesi di vivere nei sobborghi e lavorare in città, spiega il giornalista
del Financial Times . In un futuro prossimo venturo saranno i treni ad alta
velocità a permettere ai "londinesi occasionali" di vivere a centinaia
di chilometri di distanza e lavorare a Londra. Qualcuno ha già cominciato:
conosco inglesi che si sono venduti un monolocale in città, con quei soldi
hanno comprato una casetta di tre piani a Brighton e fanno i pendolari venendo
a Londra in treno in poco più di un'ora. Ma questo è niente rispetto a ciò che
permetteranno i treni superveloci. Attualmente, scrive Kuper, il Regno Unito ha
appena 110 chilometri
di ferrovie ad alta velocità, tra Londra e il canale della Manica: servono
all'Eurostar, il treno che collega Londra e Parigi in due ore. Non appena
comincerà a funzionare la High Speed 2, grosso modo nei prossimi vent'anni,
Birmingham, la seconda maggiore città britannica, sarà a 49 minuti di treno da
Londra, e Manchester a 60 minuti. Diventerà possibile abitare da qualunque
parte in Inghilterra, in luoghi in cui casa e scuola hanno prezzi umani, e
lavorare a Londra. L'Eurostar collega già, oltre a Parigi, anche Bruxelles e
Rotterdam con Londra in un paio d'ore. I treni superveloci moltiplicheranno le
possibilità di fare i pendolari con Londra da altre città in Europa.
La "Londonsphere"
renderà Londra simile alla Greater Tokyo, l'area intorno alla capitale
giapponese, già servita dai bullet train , i treni-proiettile, che ne hanno
fatto la più grande zona metropolitana della storia con 36 milioni di abitanti.
Basta un esempio a dare il senso di cosa significa questa rivoluzione dei
trasporti: Crossrail, la nuova linea superveloce con 43 chilometri di
tunnel che arriveranno a Londra, dal 2018 porterà 3 milioni di passeggeri al
giorno in più nel cuore della capitale, in aggiunta ai 3 milioni al giorno che
già prendono i treni del metrò e ai 4 milioni al giorno sugli autobus. E per i
pendolari a lungo raggio ci sono i sei aeroporti della città, con voli a basso
costo che consentono di andare e venire tutte le settimane, volendo anche tutti
i giorni dalla mattina alla sera, da Londra a decine di destinazioni europee
lontane un'ora o due.
Ma la categoria dei "londinesi
occasionali", che suona più elegante di pendolari, non dipende soltanto
dalla rivoluzione dei trasporti: dipende anche dalla rivoluzione digitale.
Grazie a Internet è e sarà sempre più possibile lavorare da casa propria almeno
parte della settimana. E poi, nota il saggio di Kuper (il quale vive a Parigi e
fa già il pendolare con il suo ufficio sulle rive del Tamigi), proprio i treni
ad alta velocità offrono una piattaforma mobile da cui lavorare abbastanza
comodamente: ogni poltroncina comprende un tavolino, una presa per l'energia
elettrica e l'allacciamento al web. Si può lavorare anche nell'ora o due per
andare al lavoro o tornare a casa. Poi, nel week-end, il "londinese
occasionale" porterà la famiglia a Londra per fare shopping, visitare un
museo, andare a teatro. Prepariamoci dunque alla "Londonsphere" del
2035: playground per i ricchi che possono pagare dal milione e mezzo di euro in
su per un appartamento di tre camere e sterminata città-ufficio per un popolo di
pendolari sparsi per tutta l'Inghilterra e mezza Europa.
Pubblicato da la Repubblica il 15 aprile 2015
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