giovedì 16 aprile 2015

Londonsphere - Londrasfera

POSTATO DAL PROF DI ITALIANO:

È il secondo articolo su Londra pubblicato da la Repubblica nel giro di un mese; per quale ragione? Leggetelo, anche se avete già studiato il Regno Unito.

METROPOLIS
Così nasce la grande Londra
di Enrico Franceschini


C'ERANO una volta le grandi città. Poi, quando hanno continuato a crescere, le abbiamo chiamate metropoli. Quindi megalopoli. Nei prossimi vent'anni Londra appare destinata a diventare qualcosa di ancora più grande e profondamente differente: una gigantesca città-ufficio per decine di milioni di pendolari che abitano non solo oltre i suoi confini metropolitani, delimitati dalla M25, l'autostrada lunga 270 chilometri che le corre intorno, ma sparsi per tutta l'Inghilterra e perfino oltre la Manica, fino a Parigi, Bruxelles, Rotterdam e oltre. "Welcome to the Londonsphere", predice il Financial Times , immaginando come sarà la capitale sul Tamigi nel 2035: benvenuti nella "Londrasfera", una calotta che come un tetto invisibile ingloba un pezzo d'Europa e attira come una calamita digitale tutto il mondo.
Per dimensioni geografiche e numero di abitanti, è già oggi la maggiore città dell'Unione Europea: suddivisa in 32 borghi che sono di fatto municipalità autonome, grande come Roma, Berlino e Amsterdam messe insieme, con una popolazione di otto milioni e 615mila abitanti che diventano 12 milioni se si considerano anche gli sterminati sobborghi. Ma sinora la sua crescita è stata per così dire naturale, graduale, costante: fondata dai Romani con il nome di Londinium su un'ansa del Tamigi nel 43 dopo Cristo, nel 1800 fu la prima città al mondo dopo l'antica Roma a raggiungere un milione di abitanti, salendo a due milioni nel 1850, sei milioni nel 1900, sette milioni nel 1910, otto milioni nel 1930, per poi declinare e risalire al livello attuale grazie all'immigrazione e alla globalizzazione, con la previsione che entro un decennio arriverà a 10 milioni di abitanti, 15 milioni comprese le periferie esterne. Ad attrarre queste moltitudini, negli ultimi due secoli, a dispetto di congestione, criminalità, malattie, è stata — come in altre megalopoli — l'opportunità di trovare più facilmente lavoro. Non una vana speranza, considerato che secondo le statistiche Londra produce da sola un terzo del Pil nazionale britannico. Ogni anno, 350mila nuovi immigrati entrano in Gran Bretagna, in larga parte diretti a Londra, senza contare gli studenti (con 43 Università ha la maggiore concentrazione di istituti di stul'espulsione di superiori in Europa) e senza considerare i turisti (16 milioni l'anno, che ne fanno la più frequentata destinazione turistica del pianeta). Non a caso qui si parlano 300 lingue e abitano tutte le razze della terra.
Ma il boom di gente che vuole vivere a Londra si scontra con un problema, riassunto da Andrew Adonis, ex-ministro laburista, scrittore e accademico, in tre parole: "Casa, casa, casa". Non si tratta più soltanto della gentrification , il termine (da gentry , piccola nobiltà) usato dagli urbanisti e dagli speculatori immobiliari per descrivere della classe operaia dalla città per fare posto alle classi medie, ai benestanti, agli yuppie. Ora sono costretti ad andarsene anche i benestanti e gli yuppie. Il prezzo medio di una three bedroom, un appartamento con tre stanze da letto, ha raggiunto un milione e 100mila sterline, circa un milione e mezzo di euro: proibitivo, irraggiungibile con qualunque mutuo da comuni mortali, a meno di vincere la lotteria o ereditare una fortuna. Se vivi a Londra, infatti, hai l'impressione che l'unico argomento di conversazione, al ristorante, ai party, nella pausa caffè in ufficio, sia la casa e il costo della medesima. Ah, no, ce n'è pure un altro di argomento: il costo delle scuole private. Quelle statali e gratuite, in città, sono accademicamente scarse e talvolta con il metal detector all'ingresso. Quelle private costano da 20 a 30mila sterline l'anno di retta d'iscrizione, diciamo intorno ai 30mila euro. Mandarci un bambino dall'asilo alla maturità costa all'incirca l'equivalente di mezzo milione di euro. Fate i conti: se avete due figli, istruirli vi costerà un milione di euro. Inconcepibile. Ci sono nonni, da queste parti, che si vendono la casa per pagare la scuola ai nipoti.
La risposta a entrambi i problemi creati dall'espansione di Londra, il caro-casa e il caroscuola, è «l'adozione di città-satellite in cui fare risiedere una nuova tribù di londinesi occasionali », sostiene Simon Kuper, columnist del quotidiano della City, in un saggio su London Essays , nuovo giornale pubblicato dal Centre for London. Nell'era vittoriana fu la metropolitana, la prima al mondo, a permettere ai londinesi di vivere nei sobborghi e lavorare in città, spiega il giornalista del Financial Times . In un futuro prossimo venturo saranno i treni ad alta velocità a permettere ai "londinesi occasionali" di vivere a centinaia di chilometri di distanza e lavorare a Londra. Qualcuno ha già cominciato: conosco inglesi che si sono venduti un monolocale in città, con quei soldi hanno comprato una casetta di tre piani a Brighton e fanno i pendolari venendo a Londra in treno in poco più di un'ora. Ma questo è niente rispetto a ciò che permetteranno i treni superveloci. Attualmente, scrive Kuper, il Regno Unito ha appena 110 chilometri di ferrovie ad alta velocità, tra Londra e il canale della Manica: servono all'Eurostar, il treno che collega Londra e Parigi in due ore. Non appena comincerà a funzionare la High Speed 2, grosso modo nei prossimi vent'anni, Birmingham, la seconda maggiore città britannica, sarà a 49 minuti di treno da Londra, e Manchester a 60 minuti. Diventerà possibile abitare da qualunque parte in Inghilterra, in luoghi in cui casa e scuola hanno prezzi umani, e lavorare a Londra. L'Eurostar collega già, oltre a Parigi, anche Bruxelles e Rotterdam con Londra in un paio d'ore. I treni superveloci moltiplicheranno le possibilità di fare i pendolari con Londra da altre città in Europa.
La "Londonsphere" renderà Londra simile alla Greater Tokyo, l'area intorno alla capitale giapponese, già servita dai bullet train , i treni-proiettile, che ne hanno fatto la più grande zona metropolitana della storia con 36 milioni di abitanti. Basta un esempio a dare il senso di cosa significa questa rivoluzione dei trasporti: Crossrail, la nuova linea superveloce con 43 chilometri di tunnel che arriveranno a Londra, dal 2018 porterà 3 milioni di passeggeri al giorno in più nel cuore della capitale, in aggiunta ai 3 milioni al giorno che già prendono i treni del metrò e ai 4 milioni al giorno sugli autobus. E per i pendolari a lungo raggio ci sono i sei aeroporti della città, con voli a basso costo che consentono di andare e venire tutte le settimane, volendo anche tutti i giorni dalla mattina alla sera, da Londra a decine di destinazioni europee lontane un'ora o due.
Ma la categoria dei "londinesi occasionali", che suona più elegante di pendolari, non dipende soltanto dalla rivoluzione dei trasporti: dipende anche dalla rivoluzione digitale. Grazie a Internet è e sarà sempre più possibile lavorare da casa propria almeno parte della settimana. E poi, nota il saggio di Kuper (il quale vive a Parigi e fa già il pendolare con il suo ufficio sulle rive del Tamigi), proprio i treni ad alta velocità offrono una piattaforma mobile da cui lavorare abbastanza comodamente: ogni poltroncina comprende un tavolino, una presa per l'energia elettrica e l'allacciamento al web. Si può lavorare anche nell'ora o due per andare al lavoro o tornare a casa. Poi, nel week-end, il "londinese occasionale" porterà la famiglia a Londra per fare shopping, visitare un museo, andare a teatro. Prepariamoci dunque alla "Londonsphere" del 2035: playground per i ricchi che possono pagare dal milione e mezzo di euro in su per un appartamento di tre camere e sterminata città-ufficio per un popolo di pendolari sparsi per tutta l'Inghilterra e mezza Europa.

Pubblicato da la Repubblica il 15 aprile 2015


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