POSTATO DA PIETRO
Il carnevale a Venezia è particolare. A Venezia non ci sono macchine e nemeno strade. Ci sono calli e tanti ponti che attraversano il Canal Grande. Invece dei carri allegorici
che poi non riuscirebbero a circolare, ci sono le maschere. E' un festa che dura sui 15 giorni in cui è di buon auspicio indossare una maschera
o un cappello
o se si vuole un costume non rigorosamente ''veneziano''
e a volte senza nè cappelli nè maschere.
Ma parliamo più nel dettaglio di questo carnevale veneziano...
Il Carnevale di Venezia è uno dei più conosciuti ed apprezzati carnevali del mondo.
Le origini
Le sue origini sono antichissime: la prima testimonianza
risale ad un documento del Doge Vitale Falier del 1094, dove si parla di
divertimenti pubblici e nel quale il vocabolo Carnevale viene citato per la
prima volta.
L'istituzione del Carnevale da parte delle oligarchie
veneziane è generalmente attribuita alla necessità della Serenissima, al pari
di quanto già avveniva nell'antica Roma (vedi panem et circenses), di concedere
alla popolazione, e soprattutto ai ceti sociali più umili, un periodo dedicato
interamente al divertimento e ai festeggiamenti, durante il quale i veneziani e
i forestieri si riversavano in tutta la città a far festa con musiche e balli
sfrenati.
Attraverso l'anonimato che garantivano maschere e costumi,
si otteneva una sorta di livellamento di tutte le divisioni sociali ed era
autorizzata persino la pubblica derisione delle autorità e dell'aristocrazia.
Tali concessioni erano largamente tollerate e considerate un provvidenziale
sfogo alle tensioni e ai malumori che si creavano inevitabilmente all'interno
della Repubblica di Venezia, che poneva rigidi limiti su questioni come la
morale comune e l'ordine pubblico dei suoi cittadini.
Il Carnevale antico
Il primo documento ufficiale che dichiara il Carnevale di
Venezia una festa pubblica è un editto del 1296, quando il Senato della
Repubblica dichiarò festivo il giorno precedente la Quaresima.
In quest'epoca, e per molti secoli che si succedettero, il
Carnevale durava sei settimane, dal 26 dicembre al Mercoledì delle Ceneri,
anche se i festeggiamenti talvolta venivano fatti cominciare già i primi giorni
di ottobre.
Le maschere ed i costumi
I cittadini indossano maschere e costumi, è possibile celare
totalmente la propria identità e si annulla in questo modo ogni forma di
appartenenza personale a classi sociali, sesso, religione. Ognuno può stabilire
atteggiamenti e comportamenti in base ai nuovi costumi ed alle mutate
sembianze. Per questo motivo, il saluto che risuonava di continuo nell'atto di
incrociare un nuovo "personaggio" era semplicemente Buongiorno
signora maschera.
La partecipazione gioiosa e in incognito a questo rito di
travestimento collettivo era, ed è tuttora, l'essenza stessa del Carnevale. Un
periodo spensierato di liberazione dalle proprie abitudini quotidiane e da
tutti i pregiudizi e maldicenze, anche nei propri confronti. Si faceva tutti
parte di un grande palcoscenico mascherato, in cui attori e spettatori si
fondevano in un unico ed immenso corteo di figure e colori.
Con l'usanza sempre più diffusa dei travestimenti per il
Carnevale, a Venezia nacque dal nulla e si sviluppò gradualmente un vero e
proprio commercio di maschere e costumi. A partire dal 1271, vi sono notizie di
produzione di maschere, scuole e tecniche per la loro realizzazione.
Cominciarono ad essere prodotti gli strumenti per la lavorazione specifica dei
materiali quali argilla, cartapesta, gesso e garza. Dopo la fase di
fabbricazione dei modelli, si terminava l'opera colorandola e arricchendola di
particolari come disegni, ricami, perline, piumaggi e quant'altro. I cosiddetti
mascareri, che divennero veri e propri artigiani realizzando maschere di fogge
e fatture sempre più ricche e sofisticate, vennero riconosciuti ufficialmente
come mestiere con uno statuto del 10 aprile 1436, conservato nell'Archivio di
Stato di Venezia.
Uno dei travestimenti più comuni nel Carnevale antico,
soprattutto a partire dal XVIII secolo, rimasto in voga ed indossato anche nel
Carnevale moderno, è sicuramente la Baùta. Questa figura, prettamente veneziana
ed indossata sia dagli uomini che dalle donne, è costituita da una particolare
maschera bianca denominata larva sotto un tricorno nero e completata da un
avvolgente mantello scuro chiamato tabarro. La bauta era utilizzata diffusamente
durante il periodo del Carnevale, ma anche a teatro, in altre feste, negli
incontri galanti ed ogni qualvolta si desiderasse la libertà di corteggiare od
essere corteggiati, garantendosi reciprocamente il totale anonimato. A questo
scopo la particolare forma della maschera sul volto assicurava la possibilità
di bere e mangiare senza doverla togliere.
Un altro costume tipico di quei tempi era la Gnaga, semplice
travestimento da donna per gli uomini, facile da realizzare e d'uso piuttosto
comune. Era costituito da indumenti femminili di uso comune e da una maschera
con le sembianze da gatta, accompagnati da una cesta al braccio che solitamente
conteneva un gattino. Il personaggio si atteggiava da donnina popolana,
emettendo suoni striduli e miagolii beffardi. Interpretava talvolta le vesti di
balia, accompagnata da altri uomini a loro volta vestiti da bambini.
Molte donne invece, indossavano un travestimento chiamato
Moretta, costituito da una piccola maschera di velluto scuro, indossata con un
delicato cappellino e con degli indumenti e delle velature raffinate. La
Moretta era un travestimento muto, poiché la maschera doveva reggersi sul volto
tenendo in bocca un bottone interno (e per questo motivo chiamata anche
servetta muta).
BE ANCHE SE IN RITARDO
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