giovedì 12 febbraio 2015

Compiti per casa: sì o no?


PUBBLICATO DAL PROF STECCA

Cominciamo con un articolo di giornale apparso ieri e particolarmente interessante per dei ragazzi che frequentano la scuola: voi della 2B cosa ne pensate?

"Aiutateli nei compiti"
la rivolta dei genitori
contro il diktat dei prof
di Maria Novella De Luca


MOLTI genitori lo confessano apertamente: «I compiti sono la nostra angoscia del weekend». E poi: «Per studiare geografia abbiamo fatto mezzanotte». Oppure: «Ho cambiato i turni di lavoro per aiutarlo in matematica». Noi. Al plurale. Come se fosse un affare di famiglia. Ma è giusto? O forse i compiti i figli dovrebbero farseli da soli? Gli studenti italiani, com'è noto, lo dice l'Ocse, hanno il maggior carico al mondo di "studio a casa". Nove ore di compiti a settimana contro una media di poco più di quattro ore. E sempre più spesso, maestri e professori in affanno, chiedono chiaramente ai genitori di supportare bambini e ragazzi, in una sorta di "doposcuola" casalingo. Con una specie di mutazione genetica, per cui dalla frase canonica "fai i compiti" si è passati al "facciamo i compiti". Una co-gestione che però non sembra fare bene né ai piccoli né ai grandi. Su Facebook conta ormai migliaia di iscritti il movimento "Basta compiti", (madri e padri sull'orlo di una crisi di nervi), mentre uno studio americano ormai famoso, dal titolo "La bussola rotta", sul coinvolgimento parentale nell'educazione dei bambini, ha dimostrato quanto la troppa presenza dei genitori nello studio dei figli, porti alla fine a risultati negativi sul rendimento scolastico.
Come si fa però a girarsi dall'altra parte di fronte a un adolescente in crisi per un'interrogazione, o ad un bambino "atterrato" da una massa di compiti? Lucilla Musatti è una insegnante elementare di grande esperienza e notevole fama, autrice di più saggi, tra cui "I disturbi dello sviluppo. Bambini, genitori, insegnanti", scritto insieme a Bruna Mazzoncini. «Il punto non è se aiutare o meno i propri figli nello studio, il punto è che ai bambini dovrebbero essere assegnati soltanto compiti che sono in grado di fare da soli. È uno dei cardini della mia didattica. Soprattutto se si tratta di classi che fanno il tempo pieno: dopo 40 ore di scuola in una settimana, figli e genitori hanno diritto ad un tempo diverso, in cui ritrovarsi, stare insieme, e non soltanto fare compiti... ».
Il ruolo dell'adulto, aggiunge Lucilla Musatti, può essere di supporto, «di supervisione, ma lo studio dei bambini deve restare autonomo, anche se si torna a scuola con l'esercizio sbagliato». Aiutami a fare da solo, insomma, come diceva Maria Montessori (1), perché se invece il compito è troppo difficile, «vuol dire che l'insegnante ha sbagliato ad assegnarlo».
Mica facile però, di fronte a pagine e pagine di diario fitte di richieste a raffica: studiare da pag. a pag., esercizi da pag. a pag. Esercizio utilissimo, secondo l'idea tradizionale. Inutile tortura per il movimento "Basta compiti", tremila iscritti, tra cui 30 insegnanti, lanciato dal dirigente scolastico Maurizio Parodi. «Purtroppo, la nostra bassa posizione nella classifica Ocse, dimostra che non si conquistano punteggi eccellenti semplicemente caricando di compiti i ragazzi. Anzi questi non servono a nulla. È nelle ore di scuola che si deve imparare, non a casa da soli, costringendo i genitori a sostituirsi ai prof. Con la conseguenza che chi ha una madre o un padre in grado di assisterlo nei compiti riesce a farcela, gli altri abbandonano».
È una posizione radicale quella di Maurizio Parodi, autore di diversi saggi, tra cui "Basta compiti" e "La scuola che fa male". Lo scorso Natale, ad esempio, Parodi aveva diffuso una lettera aperta invitando studenti e genitori ad uno «sciopero dei compiti delle vacanze ». «La scuola non chiede ma impone agli adulti di aiutare i figli nello studio. È uno scarico di responsabilità. Non è una condivisione. Ormai è dimostrato che i compiti a casa sono una delle maggiori fonti di conflitto tra grandi e piccoli. Che senso ha? Come diceva Gianni Rodari non si può imparare piangendo, altrimenti non si impara nulla».


Pubblicato da la Repubblica l’11 febbraio 2015

NOTE DEL PROF.:
(1) Maria Montessori è stata una famosa pedagogista e educatrice italiana (vissuta tra Ottocento e Novecento), ideatrice di un metodo di insegnamento che ebbe un grande successo e non solo in Italia.

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