sabato 12 settembre 2015

Scoperto un nuovo ominide



POSTATO DAL PROF DI ITALIANO:

Ecco l'Homo naledi
un nuovo antenato
scoperto in Sudafrica
di Silvia Bencivelli


Quindici uomini e quasi altrettanti misteri. E il primo è, appunto, di che uomini si tratti. Per adesso si tratta di millecinquecento ossa e centoquaranta denti antichi, ma antichi non si sa ancora quanto. Intanto, per i paleontologi di tutto il mondo rappresentano una scoperta pronta a riscrivere i libri di testo. Sono i resti trovati nel fondo della grotta di Rising Star, una cinquantina di chilometri a nordovest di Johannesburg, descritti ieri in un articolo pubblicato dalla rivista open access eLife da scienziati della University of Witwatersrand di Johannesburg, dalla National Geographic Society e dal Dipartimento per la Scienza e la Tecnologia/National Research Foundation del Sudafrica, guidati dal paleontologo sudafricano Lee Berger. Un gruppo di 40 ricercatori, tra cui l'italiano Damiano Marchi, dell'università di Pisa. «Abbiamo trovato una specie che consideriamo appartenente al genere Homo — ha dichiarato Berger — ed è davvero notevole». Il suo nome è Homo naledi, dove naledi in lingua Sotho significa "stella".
La scoperta è importante per numerose ragioni. Intanto è un ritrovamento particolarmente ricco: non la solita mezza mandibola da cui dedurre la struttura di un intero scheletro, ma un sacco di ossa, tante e diverse. Praticamente è già «il membro fossile della nostra linea evolutiva che conosciamo meglio», ha proseguito Berger.
Questo significa che è già possibile provare a descrivere come fosse fatto. E cioè è possibile dire che era alto circa un metro e mezzo e probabilmente era snello. Che aveva la parte superiore del corpo simile a quella dell'Australopiteco e la parte inferiore simile alla nostra. Molto simile, soprattutto i piedi. Ma l'Australopiteco è comparso sulla Terra circa quattro milioni di anni fa, mentre noi quei piedi abbiamo cominciato a muoverli solo duecentomila anni fa.
Non solo: il cranio di Homo naledi è piccolo e il cervello che conteneva non poteva essere più grande della metà del nostro, simile cioè a quello di specie vissute due milioni di anni fa. Ed ecco quindi il principale dei misteri. Quando è vissuto Homo naledi?
Gli scienziati ancora non lo sanno. Potrebbe essere uno dei primi membri del genere Homo, e risalire a circa due o tre milioni di anni fa. Oppure potremmo scoprire che è una specie vissuta fino a ieri ma dai caratteri antichi, un po' come è il celacanto per i pesci: una specie che nuota tranquilla nelle profondità degli oceani africani dalla fine del Cretaceo. In ogni caso, spiegano gli scienziati, per una datazione precisa dei resti ci sarà da aspettare. Ci sarà anche da capire se i corpi siano stati gettati deliberatamente nella grotta. Che si tratti di sepolture o di omicidio, sarebbe il primo segno di un comportamento tanto complesso in una specie tanto antica. Cioè, ha spiegato Lee Berger al National Geographic , Homo naledi «potrebbe non essere così vicino a noi, ma avere abilità cognitive simili alle nostre».
Potrebbero esserci migliaia di resti ancora da scoprire nella grotta, ha proseguito Berger.
Ma non tutti condividono l'idea che i quindici di Rising Star siano una nuova specie. Tra gli scettici c'è Ian Tattersall, paleontologo dell'American Museum of Natural History di New York, che già in passato ha chiesto ai colleghi più cautela nel battezzare nuove specie. Anche lui, però, ammette che la scoperta è importante: «si tratta di un incredibile assemblaggio di fossili che terrà i paleoantropologi occupati per un bel po' di tempo».

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