POSTATO DAL PROF DI ITALIANO:
Ecco l'Homo naledi
un nuovo antenato
scoperto in Sudafrica
di Silvia Bencivelli
Quindici uomini e quasi
altrettanti misteri. E il primo è, appunto, di che uomini si tratti. Per adesso
si tratta di millecinquecento ossa e centoquaranta denti antichi, ma antichi non
si sa ancora quanto. Intanto, per i paleontologi di tutto il mondo
rappresentano una scoperta pronta a riscrivere i libri di testo. Sono i resti
trovati nel fondo della grotta di Rising Star, una cinquantina di chilometri a
nordovest di Johannesburg, descritti ieri in un articolo pubblicato dalla
rivista open access eLife da
scienziati della University of Witwatersrand di Johannesburg, dalla National
Geographic Society e dal Dipartimento per la Scienza e la Tecnologia/National
Research Foundation del Sudafrica, guidati dal paleontologo sudafricano Lee
Berger. Un gruppo di 40 ricercatori, tra cui l'italiano Damiano Marchi,
dell'università di Pisa. «Abbiamo trovato una specie che consideriamo
appartenente al genere Homo — ha dichiarato Berger — ed è davvero notevole». Il
suo nome è Homo naledi, dove naledi in lingua Sotho significa
"stella".
La scoperta è importante per
numerose ragioni. Intanto è un ritrovamento particolarmente ricco: non la
solita mezza mandibola da cui dedurre la struttura di un intero scheletro, ma
un sacco di ossa, tante e diverse. Praticamente è già «il membro fossile della
nostra linea evolutiva che conosciamo meglio», ha proseguito Berger.
Questo significa che è già
possibile provare a descrivere come fosse fatto. E cioè è possibile dire che
era alto circa un metro e mezzo e probabilmente era snello. Che aveva la parte
superiore del corpo simile a quella dell'Australopiteco e la parte inferiore
simile alla nostra. Molto simile, soprattutto i piedi. Ma l'Australopiteco è
comparso sulla Terra circa quattro milioni di anni fa, mentre noi quei piedi
abbiamo cominciato a muoverli solo duecentomila anni fa.
Non solo: il cranio di Homo
naledi è piccolo e il cervello che conteneva non poteva essere più grande della
metà del nostro, simile cioè a quello di specie vissute due milioni di anni fa.
Ed ecco quindi il principale dei misteri. Quando è vissuto Homo naledi?
Gli scienziati ancora non lo
sanno. Potrebbe essere uno dei primi membri del genere Homo, e risalire a circa
due o tre milioni di anni fa. Oppure potremmo scoprire che è una specie vissuta
fino a ieri ma dai caratteri antichi, un po' come è il celacanto per i pesci:
una specie che nuota tranquilla nelle profondità degli oceani africani dalla
fine del Cretaceo. In ogni caso, spiegano gli scienziati, per una datazione
precisa dei resti ci sarà da aspettare. Ci sarà anche da capire se i corpi
siano stati gettati deliberatamente nella grotta. Che si tratti di sepolture o
di omicidio, sarebbe il primo segno di un comportamento tanto complesso in una
specie tanto antica. Cioè, ha spiegato Lee Berger al National Geographic , Homo
naledi «potrebbe non essere così vicino a noi, ma avere abilità cognitive
simili alle nostre».
Potrebbero esserci migliaia di
resti ancora da scoprire nella grotta, ha proseguito Berger.
Ma non tutti condividono l'idea
che i quindici di Rising Star siano una nuova specie. Tra gli scettici c'è Ian
Tattersall, paleontologo dell'American Museum of Natural History di New York,
che già in passato ha chiesto ai colleghi più cautela nel battezzare nuove
specie. Anche lui, però, ammette che la scoperta è importante: «si tratta di un
incredibile assemblaggio di fossili che terrà i paleoantropologi occupati per
un bel po' di tempo».
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